Pietro e Paolo, due pilastri della tradizione e della fede cristiana, sono oggi venerati insieme dalla Chiesa cattolica. Si tratta di una scelta densa di significato: i due uomini si conoscevano e cercarono insieme di avviare sui suoi primi, incerti passi la Chiesa allora nascente. E, come spesso accade in tante relazioni profonde, Pietro e Paolo sembrano essere molto differenti l’uno dall’altro.
Pietro e Paolo: carismi differenti
Pietro, contrastato e indeciso, appare perfino debole, di tanto in tanto: ad Antiochia, minacciato dall’arrivo di alcuni cristiani inviati da Giacomo Minore, che la pensavano diversamente da lui, si nasconde per non affrontarli a viso aperto. Paolo, invece, è un cuore focoso: dopo una burrascosa conversione percorre in lungo e in largo il Mare Mediterraneo fondando comunità, spalancando nuove prospettive per le Chiese che si andavano formando, affrontando a viso aperto le autorità e il potere pubblico.
Due uomini profondamente differenti, eppure intimamente uniti dallo sforzo comune per diffondere la fede presso tutte le genti. È celebre il ricordo che gli Atti degli Apostoli ci lasciano di quello che, comunemente, è chiamato il Concilio di Gerusalemme. Alla presenza dei credenti in Gesù, molti dei quali di rigida osservanza ebraica, Pietro e Paolo, insieme, parlano appassionatamente per convincere tutti a predicare il Vangelo al mondo intero, indipendentemente dalla nazione e dalla lingua di appartenenza.
Pietro da Cafarnao
E sì che Pietro non sembrava certo avviato ad una vita particolarmente movimentata. Egli era, come tanti altri, un semplice pescatore della Galilea, che risiedeva sulle sponde del Lago di Tiberiade, il più grande bacino della zona, con buona probabilità a Cafarnao.
È qui, all’interno di questo piccolo villaggio come rannicchiato sulle sponde sassose del lago galileo, che ancora oggi si possono ammirare i resti di un santuario noto proprio come ‘casa di Pietro’. Cafarnao è oggi uno scavo archeologico a cielo aperto, che conserva magnificamente le fondazioni di età romana. Al centro di questo scavo, sotto la mole imponente di una basilica novecentesca (dedicata proprio a San Pietro), alcuni resti ci informano sulla storia di un sito che fu il luogo di nascita del primo pastore della Chiesa.
La casa di Pietro
Una struttura ottagonale ci testimonia del fatto che, sin dall’età bizantina, era presente sul sito un’intensa attività di culto. E si doveva trattare di un luogo particolarmente venerato, vista la ricchezza dei fregi che lo adornavano – tutt’ora parzialmente conservati – e il grande pregio dei materiali usati per la costruzione. La chiesa sorgeva sul sito di un’antica abitazione, di epoca romana, che già entro il IV secolo ospitava graffiti che inneggiavano al “Signore” e a “Cristo”.
Questo fatto è di straordinaria importanza: un’umile abitazione di pescatori diventava un significativo centro di culto nel giro di pochi anni dalla morte di Gesù. Perché mai questo accadde, se non per il fatto che questo sito è proprio quello in cui nacque Pietro, prima guida della Chiesa?
Fu qui, a Cafarnao, che secondo il Vangelo di Luca Gesù chiamò per la prima volta Pietro a sé, facendolo diventare “pescatore di uomini” (Lc 5, 10); qui a Cafarnao Gesù visse accanto al suo discepolo per lunghi anni; e qui, sul lago di Tiberiade, a breve distanza dal villaggio, il Risorto tornò a chiamare all’amore Pietro, che si era rinchiuso nell’amarezza del suo tradimento.
Paolo di Tarso
Per quel che riguarda Paolo, sappiamo che la sua nascita si collocava lontano dalla Giudea romana. Paolo, o meglio Saulo, era nativo di Tarso, in Cilicia, una regione meridionale dell’attuale Turchia. Giovane ebreo, promessa della sua comunità, fu inviato a studiare a Gerusalemme, presso la scuola di Gamaliele, un influente rabbino della Città Santa. Paolo, di temperamento focoso e battagliero, cominciò presto a distinguersi per le sue doti di combattente, e perseguitò con ferocia i cristiani in Medio Oriente. Da Gerusalemme alla terra siriana, Paolo andava meditando “minacce e stragi” (At 9, 1) contro i discepoli di Gesù, sicuramente conseguendo con ferocia i propri scopi di distruzione.
Paolo a Damasco
Fu proprio mentre era diretto a Damasco, nel mezzo di una marcia contro i cristiani che lì risiedevano, che apparve a Saulo una “luce dal cielo” (At 9, 3), che, prostratolo a terra, gli rivelò di essere Gesù stesso. Saulo, che sarebbe divenuto Paolo, cominciò allora il faticoso percorso di una conversione lunga e duratura, che lo portò ad attraversare terre e mari per diffondere il nome del Signore ad ogni angolo della Terra, “perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra” (Fil 1, 10), come scriverà lui stesso alla comunità da lui fondata presso Filippi.
Oggi, a Damasco, capitale odierna della Siria, un santuario ricorda l’avvenimento di questa conversione di Paolo. Al di sopra dell’altare, come un’immensa cornice di pietra, un tratto di lastricato romano ricorda il luogo esatto in cui Paolo sarebbe stato prostrato a terra dalla rivelazione del Signore.
Due storie diverse, due diversi temperamenti e, in parte, due differenti sensibilità: questo è quello che si legge, in filigrana, nella storia di Pietro e Paolo. Eppure, pur nella loro distanza, un solo amore unì i due uomini alla Chiesa che cominciava a guardare, stupita, il mondo intorno a sé. Un solo affetto per quel Gesù che, per strade diverse, era giunto a trasformarli, entrambi, in ‘pescatori di uomini’ e ‘apostoli delle genti’.