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I martiri di Damasco e l’emiro al-Jazairi: due messaggi di pace

18 Ottobre 2024
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I martiri di Damasco e l’emiro al-Jazairi: due messaggi di pace
I martiri di Damasco e l’emiro al-Jazairi: due messaggi di pace

Domenica 20 ottobre 2024, Papa Francesco celebrerà a Roma la canonizzazione degli undici martiri di Damasco, otto frati della Custodia di Terra Santa e tre laici maroniti, giustiziati per la loro fede nel 1860. Questo evento rappresenta non solo il riconoscimento del loro sacrificio, ma anche un forte messaggio di pace e dialogo per il Medio Oriente.

Nella notte tra il 9 e il 10 luglio 1860, una milizia di drusi irruppe nel convento francescano di Bab-Touma (Porta di San Tommaso)  a Damasco. Nonostante i frati si fossero rifugiati in chiesa, furono catturati e sottoposti a crudeli torture per costringerli a rinnegare la loro fede. Nessuno abiurò e, infine, gli otto religiosi e tre laici maroniti furono decapitati e i loro corpi dati alle fiamme.

Canonizzazione dei Martiri di Damasco a Roma

Il 10 ottobre 1926 Papa Pio X li beatificò riconoscendo il loro sacrificio, mentre questa domenica Papa Francesco proclamerà santi i Martiri di Damasco, constatando l'aumento della loro fama di martirio e i numerosi segni attribuiti alla loro intercessione.

La canonizzazione dei martiri di Damasco è vista soprattutto come un'opportunità per inviare un forte messaggio di dialogo, pace e unità nel Medio Oriente in particolare, una regione sempre più colpita da conflitti e tensioni.

Ma come può il ricordo di una morte così violenta, avvenuta per motivi confessionali, diventare un messaggio di dialogo e pace? Perché questo evento parla anche a noi oggi? Prima di rispondere occorre capire chi fossero queste persone e comprendere il contesto storico in cui si collocano gli eventi.

Contesto storico del martirio a Damasco: le persecuzioni del 1850,1856 e 1860

Il martirio dei francescani a Damasco non è un episodio isolato e si colloca in un contesto di persecuzioni dei cristiani in atto tra il 1850 e il 1860 in varie parti del Medio Oriente sotto l’Impero Ottomano. I violenti scontri scoppiarono tra drusi (una comunità religiosa musulmana) e cristiani, soprattutto cristiani maroniti, e culminarono in violenze e uccisioni.

Le più significative si verificarono ad Aleppo, Siria, nel 1850, a Nablus in Palestina nel 1856 e nel 1860 nella regione del Monte Libano dove vennero massacrati circa 20.000 cristiani maroniti, estendendosi poi alla città di Damasco. Le tensioni avevano radici in questioni politiche, economiche e religiose, e furono amplificate dalla debolezza del governo ottomano, che faceva fatica a mantenere l'ordine in un impero sempre più frammentato.

In realtà il desiderio di missione dei Beati Emanuele Ruiz e sette Compagni dell’Ordine dei Frati Minori nasceva, come vedremo, da tutt’altre ragioni, le stesse per cui morirono.

canonizzazione martiri damasco
L'immagine per la canonizzazione dei martiri di Damasco ad opera di Andrea Pucci.

Chi erano i Martiri di Damasco?

I Martiri di Damasco erano undici uomini di cui otto religiosi dell’ordine francescano dei Frati Minori appartenenti alla Custodia di Terra Santa in Siria e tre laici maroniti che avevano offerto protezione ai padri. Questi ultimi erano i fratelli Francesco (mercante), Mooti (insegnante presso la scuola francescana) e Raffaele Massabki, originari di Damasco.

I frati invece erano missionari provenienti dall’Europa; uno dall’Austria, fra Engelbert Kolland e gli altri sette da varie parti della Spagna: Fra Manuel Ruiz López, Fra Carmelo Bolta Bañuls, Fra Nicanor Ascanio Soria, Fra, Nicolás María Alberca Torres, Fra Pedro Nolasco Soler Méndez, Fra Francisco Pinazo Peñalver, Fra Juan Jacob Fernández (qui sotto trovi alcune brevi informazioni su ciascuno di loro).

Tutti loro facevano parte della Custodia di Terra Santa, provincia istituita da San Francesco secondo un precetto rintracciabile nella Regola non Bollata dello stesso che invitava i missionari francescani ad essere “oggetti ad ogni umana creatura per amore di Dio”. Questa posizione di dedizione e apertura, che partiva da una verità conosciuta e amata, aveva portato i francescani a creare opere di bene e di servizi che potessero essere al servizio di tutti, cristiani e non. Si pensi ad esempio che le prime scuole in Siria, ma anche in altre parti del Medio Oriente, furono fondate proprio dai missionari francescani.

Il messaggio del martirio: morire per la verità non è follia

Ecco che allora si arriva al motivo per cui questo evento diventa un messaggio di pace, dialogo e unità. Come abbiamo visto, le ragioni di questi scontri confessionali che portarono a lotte interne e a persecuzioni sanguinose erano molteplici. Dunque, quando gli aguzzini intimarono ai frati e ai tre laici di convertirsi in cambio della libertà potrebbero avere avuto moltissimi motivi, oltre a quello puramente religioso.

Mentre, secondo le testimonianze e le fonti, il rifiuto deciso alla conversione dei Martiri di Damasco voleva affermare una sola verità, ovvero la propria appartenenza e il proprio amore a Dio, un’appartenenza ad una verità che li aveva portati ad amare di più le persone e ad incontrare l’altro nella sua dimensione di bene, bellezza e totalità, fino a condividerne le sofferenze.

Di conseguenza rinunciare a Dio avrebbe significato rinnegare questa posizione di verità che è l’unica che permette davvero agli uomini e alle donne di incontrarsi. Ecco, quindi, che la scelta coraggiosa del martirio non rimane solo un atto di eroismo o una follia, ma un atto di amore per la verità dell’uomo.

L’emiro Abdelkader al-Jazairi difensore dei cristiani

Ci ha colpito che nella ricerca di quel periodo storico si ritrovi una posizione simile, declinata secondo altri parametri e valori, in un altro personaggio contemporaneo dei Martiri di Damasco che è l’emiro Abdelkader al-Jaziri. Questi, dopo aver passato una buona parte della propria vita a combattere l’invasione francese dell’Algeria, fu trasferito come prigioniero in Francia e poi venne esiliato a Damasco dove arrivò nel 1855.

L’emiro Abdelkader al-Jazairi.
L’emiro Abdelkader al-Jazairi.

Qui diventò una figura rispettata per la sua saggezza e spiritualità; nonostante questo nel 1860 non esitò a mettere a rischio la sua rispettabilità, la sua vita e la vita dei suoi famigliari, per offrire protezione ai cristiani di Damasco. Accolse nel suo palazzo centinaia di cristiani e usò la sua autorità per fermare le violenze e per questo fu lodato perfino da Papa Pio IX.

Le ragioni di questo gesto si ritrovano in alcuni suoi discorsi pubblici. "Siamo obbligati – diceva –, per comando di Dio e del nostro profeta Maometto, a proteggere i cristiani e a trattarli con rispetto. Chiunque li maltratti, maltratta la nostra religione."

Il messaggio dei Martiri di Damasco e quello dell’emiro non sono esattamente gli stessi, ovviamente vi sono differenze che varrebbe la pena approfondire e sarebbe da ingenui dire che siano la stessa cosa. Ma i due gesti coraggiosi ci suggeriscono un’ipotesi da cui partire che rimane vera anche oggi in mezzo a questo buio di violenza in cui è immersa la Terra Santa: occorre ripartire dall’altro nella sua totalità per non soffermarsi sul proprio dolore e sulle terribili azioni di cui è cosparsa la storia dei popoli del Medio Oriente.

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