In queste tre settimane di conflitto tra Russia e Ucraina, non sono mancati nelle cronache numerosi riferimenti e parallelismi – talvolta a sproposito – con le operazioni militari russe in Siria e Cecenia. Si è parlato di tattiche militari simili adottate nei conflitti passati, di armi utilizzate e sono stati fatti paragoni tra le condizioni di alcune città ucraine e le città siriane più devastate; come Mariupol ad esempio, paragonata dal vicesindaco della città alla martoriata Aleppo.
La guerra in Ucraina e la Siria: dopo 2 anni a Idlib si rischia una nuova escalation
Ma c’è dell’altro. Infatti, proprio mentre ricorre il tragico anniversario di guerra in Siria che segna l’inizio dell’undicesimo anno di conflitto, dal fronte di Idlib ci arrivano notizie allarmanti. “L’intensificarsi dell’offensiva russa in Ucraina potrebbe comportare una riduzione dell’impegno militare nella provincia e temiamo che questo porti ad una escalation di violenza da parte dei ribelli di Jabhat al-Nusra e la ripresa dei combattimenti per la regione”. Ad informarci è fra Hanna Jallouf, francescano, uno degli ultimi due religiosi cristiani rimasti a sostenere le piccole comunità di Knaye e Yacoubieh a Idlib.
I timori di padre Hanna riguardano in parte anche le notizie dei giorni scorsi secondo cui non solo sarebbero stati impiegati in Ucraina mercenari russi della Wagner richiamati dalle periferie di Damasco capitale della Siria, ma anche mercenari siriani. Secondo il quotidiano saudita Ashraq-alawsat sarebbero circa 23.000 i giovani addestrati dalla milizia al-Bustan disponibili e da qualche tempo viene rilanciata continuamente la notizia di 16.000 miliziani provenienti da vari Paesi arabi e del nord Africa già ingaggiati per andare a rinforzare l’avanzata russa.
“A Idlib siamo chiusi dentro una gabbia – ci dice il frate siriano – manca davvero tutto, zucchero, olio riso… Inoltre viviamo sempre nel timore di qualche ritorsione da parte dei gruppi ribelli nella regione, ma negli ultimi due anni i combattimenti si erano notevolmente ridotti”. Ora lo spettro della guerra torna a tormentare le speranze delle piccole comunità cristiane dei villaggi di Knaye e Yacoubieh. Qui dove l’accordo tra il governo di Bashar Al-Assad, l’alleato russo e la Turchia garantivano per quanto possibile in una situazione di questo tipo, una certa stabilità.
Pro Terra Sancta a fianco dei francescani, per la speranza a Idlib
Poi padre Hanna lancia un appello: “Vi preghiamo di non dimenticarvi di noi – dice – che siamo ancora in balia di questa sporca guerra, in balia di persone che vogliono eliminarci! Non dimenticate le 210 famiglie di Kanye e Yacoubieh, intrappolate in una condizione drammatica”. Un appello che in questa occasione vogliamo rilanciare con decisione.
In questi anni Pro Terra Sancta ha sempre cercato di essere presente nella provincia di Idlib anche nei momenti più duri dell’occupazione filoturca con l’erogazione di aiuti d’emergenza in appositi centri.
Nei nostri progetti cerchiamo di sostenere le comunità cristiane locali e le famiglie più bisognose, offrendo generi di prima necessità: cibo, vestiti, medicinali, prodotti per l’infanzia (pannolini e latte in polvere).
Tale aiuto è fondamentale per la sopravvivenza della piccola comunità che in questi anni, nonostante le terribili condizioni si è resa testimone di una speranza impossibile, minata da fame, povertà e persecuzione, ma mai definitivamente soppressa.
Sostieni i nostri progetti e aiutaci a restituire un futuro alla Siria!