Cade oggi l'undicesimo anniversario della guerra civile siriana, cominciata il 15 marzo del 2011. Si stima che in seguito all'esplodere del conflitto, circa l'84% della popolazione siriana viva al di sotto della soglia di povertà. Le persone coinvolte nella crisi umanitaria sono più di 14 milioni e il 57% dei sopravvissuti al contatto diretto con il conflitto riporta danni permanenti. La maggior parte della popolazione soffre la fame. Uno dei testimoni di questa tragica realtà è padre Ibrahim, che dalla sua Aleppo ci racconta le sfide quotidiane, aumentate anche in seguito al taglio dell'elettricità da parte del governo. Pubblichiamo la sua drammatica lettera.
Le parole di padre Ibrahim
Carissimi amici,
Pace e bene.
Oggi si fa memoria dell'inizio della crisi siriana. Ormai sono passati undici anni, mentre noi continuiamo a sperare in un giorno dove la pace illumini il nostro paese ferito. Mi vengono in mente tutti i terribili scenari di questa guerra e dei suoi risultati, specialmente la tappa del Covid e dell'embargo iniziato nel 2019 e che continua ancora oggi e si manifesta attraverso un deterioramento severo nelle condizioni di vita, continuando a lasciare le sue ombre sulla vita di ogni persona che vive ad Aleppo.
Un freddo che "morde" senza nessuna possibilità per riscaldarsi, una fame dovuta all'inflazione e all'aumento di prezzi, specialmente degli alimentari. La nostra è una vita nel buio dove abbiamo nella città due ore di elettricità che non bastano a tirare l'acqua alle abitazioni...
Per noi era quasi impossibile per giorni e giorni fare la doccia, pulire i panni e risciacquarli e stirare i vestiti...
Una realtà dura, ho detto, che continua fino ad oggi.
Con la guerra in Ucraina, si aprono di nuovo le nostre ferite... e le lacrime tornano agli occhi, perché in Ucrania si ripete il dramma del male nel mondo, si crea un focolaio nuovo, come da noi, per la sofferenza e la morte...
Seguiamo con dolore il processo nero della guerra mentre stiamo vivendo il nostro processo, di morte lenta... molto lenta...
Nella preghiera per l'Ucraina preghiamo per un mondo disordinato che perde la sua bussola e va verso la sua autodistruzione. Fra tanti risultati, la guerra in Ucraina ne ha tanti sulla vita dell'uomo in tutto il mondo, si immagini allora quali potrebbero essere le sue ripercussioni sulla vita dell'uomo che vive in Siria, in modo particolare ad Aleppo.
Alcuni giorni già prima della guerra, la farina è scomparsa dal mercato di Aleppo. Con il suo inizio, un salto severo ed improvviso di aumento di prezzi degli alimentari, ha lanciato l'uomo già battuto sulla via della morte, per un altro deterioramento, con la quale non si può più parlare di una vita degna della persona umana.
La luce nella realtà più buia
In questa situazione, ecco che un "grembiule" marrone che ha l'odore di santità di S. Francesco, che continuano a sperare contro ogni speranza... continua a lavare i piedi dei fratelli cittadini diventati tutti poveri. Davanti al peggioramento della situazione da tutti i punti di vista, se non arriva la luce, le nostre ginocchia piegate in preghiera la implorano e con il servizio umile, creativo e disinteressato, la rendono presente nella vita di ogni aleppino.
Arriva la luce, carissimi, perché Cristo è risorto; arriva perché la carità è presente ed è molto forte ed efficace;
Il Mattino c'è perché il cammino della Chiesa è un "camminare insieme" e perché siamo tutti insieme a pregare gli uni per gli altri e perché ci aiutiamo insieme a continuare questa missione ad Aleppo...Buona continuazione nel cammino Quaresima;
buona continuazione nel cammino di totale donazione a Dio e ai fratelli feriti della guerra;
e buona continuazione nel cammino della carità, manifesta nella preghiera e nelle donazioni generosi...Per favore, non dimenticate la Siria, per favore, in mezzo a tante preoccupazioni, non dimenticate l'uomo lasciato nella periferia esistenziale del mondo, qua ad Aleppo...Vi auguro ogni bene nel Signore.
fr. Ibrahim
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