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Guerra in Libano, a Deir Mimas la candela che non si spegne

30 Agosto 2024
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Guerra in Libano, a Deir Mimas la candela che non si spegne
Guerra in Libano, a Deir Mimas la candela che non si spegne

Testimonianza dalla terra di Hezbollah: "In questa situazione è necessario dare sostegno materiale, oltre che spirituale"

Nella notte tra il 24 e 25 agosto 2024 l’esercito israeliano ha effettuato una serie di attacchi aerei “preventivi” nel Sud del Libano, come li ha definiti il primo ministro Benjamin Netanyahu, per scongiurare il lancio di 6 mila missili da parte di Hezbollah. Poco dopo è arrivata la risposta dell’organizzazione libanese con 300 razzi.

“È stata la notte peggiore di sempre” ci ha scritto la mattina padre Toufic Mehri, francescano della Custodia di Terra Santa e parroco di un’area veramente vasta nel sud del Libano, al confine con Israele, che include città bibliche come Tiro e Sidone, o Naqura (Naquora) che si affaccia sul mare ed è nota perché qui è collocata la base dei militari UNIFIL (United Nations Interim Force in Lebanon - Forza di Interposizione in Libano delle Nazioni Unite) dove sono dislocati circa mille militari italiani dell'operazione "Leonte". L’altro fronte della guerra.

Per questo abbiamo chiesto a padre Toufic di aggiornarci sulla situazione e sulle attività a sostegno di chi è rimasto portate avanti grazie al sostegno di Pro Terra Sancta.

Chi è padre Toufic?

Sono francescano libanese originario di Damour, un paese cristiano noto alla storia per il massacro del 20 gennaio 1976 (perpetrato da alcun i membri della sinistra libanese sostenuta dall’OLP a danno dei cristiani libanesi) nel corso della guerra civile. Oggi sono parroco nella parrocchia più grande del Paese; per farvi capire meglio la geografia parrocchiale l’area in questione scende lungo la costa da Sidone fino alla città di Naqura per 60 km e si estende in larghezza per 75 km da Tiro fino al piccolo villaggio di Deir Mimass, sulle montagne che si affacciano sul fiume Litani [fiume Leonte ndr.].

La zona che mi hanno affidato confina con Israele a sud e sud-ovest, quindi proprio lungo tutto l’asse più caldo della guerra tra Israele e Hezbollah.

Qual è la situazione nel sud del Libano? Come si vive o sopravvive?

Io in questo momento mi trovo a Tiro dove la situazione è più “tranquilla”, nel senso che i combattimenti al momento sono diminuiti, ma la notte del 24 ci siamo spaventati molto. In generale la situazione rimane pericolosa e pesante: dal 7 ottobre ad oggi, ogni giorno ci sono combattimenti, lancio di missili e raid aerei che provocano vittime e feriti.  

Per questo la gente è molto spaventata, le attività commerciali sono ferme e non c’è più lavoro. Chi ha potuto è fuggito, parliamo di circa 180.000 persone, verso Beirut o altre zone del Libano, ma tanti non ne hanno la possibilità economica e quindi rimangono… Di recente alcuni stanno però tornando, per lo stesso motivo: perché sono sfollati da molti mesi e non hanno più le risorse per vivere in città come Beirut, dove i prezzi sono proibitivi.

È un’area che è sempre stata teatro di scontri, ma prima i siti civili e religiosi venivano risparmiati e ora è una guerra senza distinzioni. Per esempio, è stata distrutta la chiesa dei nostri confratelli melchiti nel villaggio di Aytaroun.

Chi sta peggio però sono soprattutto gli abitanti di Deir Mimass, il villaggio di cui vi parlavo sopra.

Padre Toufic ci mostra i segni dei bombardamenti.
Padre Toufic ci mostra i segni dei bombardamenti.

Perché a Deir Mimas la situazione è particolarmente pesante?

Deir Mimass è un villaggio di agricoltori arroccato sulle montagne, famoso per i suoi ulivi e per l’olio e si trova proprio sulla frontiera con Israele a pochi chilometri da Metulla e Kyriat Shmona, avamposti israeliani. Si trova in mezzo ai due fuochi: da un lato ci sono le postazioni di Hezbollah da cui partono i razzi, dall’altro la linea di fuoco israeliana. I combattimenti sono molto vicini, tanto che qualche tempo fa è stato colpito anche il nostro cimitero a circa 500 metri dal centro del paese.

Qui prima della guerra vivevano circa 30 famiglie di parrocchiani, ora qualcuno si è spostato da noi a Tiro, qualcuno a Beirut e ora ne sono rimaste 16. Tra loro c’è chi non può fisicamente andarsene per limiti fisici, ma soprattutto economici e quindi rimane, ma c’è anche chi ha deciso di rimanere perché questa è la sua casa, ci sono i suoi ulivi, la sua vita e per mantenere la nostra presenza qui.

Mi ha molto colpito una signora del paese che mi chiama sempre quando stanno per finire le candele nella chiesa perché lei ogni giorno dal sette ottobre accende una candela alla Vergine e mi dice sempre: “padre io non me ne vado perché questa candela non può spegnersi, deve rimanere accesa perché la madonna farà arrivare la pace come nel 2006”. Il riferimento è alla tregua nel conflitto tra Israele e Hezbollah durato 34 giorni, la pace arrivò il 14 agosto alla vigilia dell’Assunzione. E grazie a Dio non ci sono state vittime nella nostra comunità.

Qual è il ruolo di un parroco nel sud del Libano? Quali sono i bisogni e che attività portiamo avanti in questa situazione?

Innanzitutto sostenere chi è rimasto e continuare le attività di pastorale: in questa situazione purtroppo questo significa anche fornire sostegno materiale oltre che spirituale. La comunità di Deir Mimass è rimasta spesso isolata perché la strada che porta da Tiro al paese è controllata dai droni che lanciano razzi. In alcuni tratti bisogna accelerare perché i veicoli fermi o lenti vengono presi di mira. Mi è capitato una volta di passare di fianco a un’auto in fiamme colpita qualche minuto prima del nostro passaggio, tanto che i corpi dei passeggeri erano ancora sulla strada.

Questo significa che nel paese non arrivano più approvvigionamenti di verdura e carne. Io non ho mai smesso di andare (quando sicuro ovviamente), per celebrare messa e seguire la comunità, ma quando ho saputo di questo problema di approvvigionamento mi sono improvvisato fruttivendolo! Almeno due volte al mese visito il villaggio e porto con me casse di verdura, frutta e carne. Poi le distribuisco a chi ne ha bisogno. Tutto questo è possibile grazie al sostegno di Pro Terra Sancta.

Così come il sostegno economico che diamo alle famiglie a Tiro perché, come dicevo prima, le attività commerciali sono ferme e la situazione era già complicata prima della guerra a causa di una profonda crisi del Paese in corso dal 2019. Il sostegno serve soprattutto per garantire gli alloggi agli sfollati.

Inoltre, effettuiamo distribuzioni regolari di pacchi alimentari a Tiro. Questa era un’attività già in corso a causa della crisi che ora è aumentata perché c’è sempre più povertà. Il bisogno è enorme, speriamo davvero che si possa arrivare presto ad una soluzione perché è una guerra che non è nostra e non ce la meritiamo.

L'automobile colma di frutta e verdura che padre Toufic distribuisce agli abitanti in difficoltà.
L'automobile colma di frutta e verdura che padre Toufic distribuisce agli abitanti in difficoltà.
I pacchi alimentari pronti per la distribuzione.
I pacchi alimentari pronti per la distribuzione.
I bambini che accolgono gli aiuti alimentari.
I bambini che accolgono gli aiuti alimentari.
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Dato che nel paese non arrivano più approvvigionamenti di verdura mi sono improvvisato fruttivendolo!
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