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Luxtenebra. Un punto di luce in un’ombra soffocante

22 Agosto 2024
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Luxtenebra. Un punto di luce in un’ombra soffocante
Luxtenebra. Un punto di luce in un’ombra soffocante

"Queste basiliche fanno memoria, ricordano eventi accaduti secoli fa, ma si tratta di una memoria viva da preservare e a cui tornare come via per riscoprire la pace".

Con queste parole fra Alessandro Coniglio, docente dello Studium Biblicum Franciscanum di Gerusalemme, ha tracciato la linea dell'incontro di presentazione della mostra "Lux Tenebra" (Luce e tenebra), realizzata in occasione del Centenario delle Basiliche del Monte Tabor e del Getsemani e riproposta in questi giorni al Meeting di Rimini (qui il video dell'incontro). L'incontro si è tenuto il 21 agosto.

L'esposizione alla fiera di Rimini ripropone le due mostre a cura dell'architetto Vincenzo Zuppardo e realizzate con il sostegno di Pro Terra Sancta (ne abbiamo parlato qui) che vogliono celebrare, oltre al fondamentale legame che questi luoghi hanno con la tradizione e la fede cristiana, anche il contributo dell'architetto Antonio Barluzzi e il suo fruttuoso servizio per la Custodia di Terra Santa nei primi decenni del XX secolo.

Ma non solo. Come afferma lo stesso Vincenzo Zuppardo "il lavoro intrapreso per mettere in luce nel miglior modo migliore possibile lo sforzo architettonico del Barluzzi per raccontare la luce della Trasfigurazione e la tenebra dell'Agonia di Gesù, è stato soprattutto l'occasione per riscoprire l'importanza del preservare la memoria dei Luoghi in questa terra e in queste circostanze oggi".

"Lux Tenebra" la mostra digitale per i 100 anni dalla costruzione delle Basiliche dell'Agonia e della Trasfigurazione

Infatti, sono passati cento anni dalla costruzione di queste basiliche e i tempi di oggi sono estremamente difficili per quei luoghi. La pietra dell’agonia, il monte della trasfigurazione e tutti gli altri luoghi di questa fondamentale geografia da mesi non vedono pellegrini. Le tensioni scoppiate dopo l’attentato del 7 ottobre hanno allontanato ogni forma di turismo, creando non poche difficoltà alle città che sul turismo hanno scommesso tutto, anche per mancanza di alternative.

In questa situazione, parlare di conservazione dei luoghi può sembrare fuori contesto, come qualcosa di estremamente lontano dalle preoccupazioni quotidiane delle persone che abitano in Terra Santa. Tuttavia, secoli di vita e le storie di incontro legate a questi santuari indicano oggi una via preziosa per sognare un domani più giusto. Come ha giustamente scritto il cardinal Pizzaballa nella sua lettera alla diocesi di Gerusalemme lo scorso ottobre, costruire la pace "significa impegnarsi, essere convinti che valga ancora la pena di fare tutto il possibile per la pace, la giustizia, l’uguaglianza e la riconciliazione. Il nostro parlare non deve essere pieno di morte e porte chiuse. Al contrario, le nostre parole devono essere creative, dare vita, creare prospettive, aprire orizzonti".

Proprio per questo quindi "aprire orizzonti - dice Carla Benelli - significa anche e soprattutto essere capaci di incontrare tutti, e partire dalla ricchezza di questi luoghi per ridonarla alle 'pietre vive' della Terra Santa. Investire sulle maestranze locali, nei giovani palestinesi, renderli consapevoli di questo grande patrimonio, farli lavorare assieme, educarli alla bellezza: quanto è prezioso anche oggi portare avanti questo metodo in un contesto del genere".

Un punto di luce in un’ombra soffocante. I tanti progetti di conservazione che l’Associazione Pro Terra Sancta porta avanti nascono da questo sguardo che fa dialogare le risorse culturali con l’economia delle famiglie. Capire l’importanza della formazione come processo educativo continuo e la conservazione delle diverse fasi storiche e culturali di un territorio così stratificato, è per tutti un primo passo verso la capacità di affrontare con successo la sfida di preservare il patrimonio culturale che è stato loro affidato, un patrimonio per tutta l’umanità.

Lo stesso piccolo ma importante passo che fecero le nazioni europee, alla fine del primo conflitto globale, quando si misero insieme per cominciare a ricostruire quelle relazioni andate perdute. Per questo – come fa notare giustamente il Custode di Terra Santa fra Francesco Patton - la Basilica del Getsemani si chiama Basilica delle Nazioni, perché "le nazioni che durante la Prima Guerra Mondiale si erano combattute sanguinosamente, terminata la guerra, contribuirono insieme alla costruzione dell’attuale basilica sulle rovine bizantine e medievali. È quindi un luogo che ci ricorda sia la tragedia dello scontro, dell’inimicizia e della guerra, ma anche la possibilità della riconciliazione e della pace".

Luce e Tenebra. La custodia dei Luoghi Santi e la via dell'incontro
L'incontro di presentazione della mostra Luxtenebra al Meeting di Rimini 2024 con fra Alessandro Coniglio, Vincenzo Zuppardo e Carla Benelli, moderato da Andrea Avveduto.
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