«Questa è la voce della bambina di Palestina che chiama il mio popolo, / la voce dell’uccello ferito, ed eccomi che grido con tutta la mia voce, / a chi è vicino e a chi è lontano, a ogni amante della vita e della bellezza. / Voglio, o Dio, vivere in pace, / e giocare, correre, vedere la gioia.»
«This is the voice of the Palestinian child.»
«Questa è la voce della bambina di Palestina». È la voce di Rahab, dieci anni e un dolore profondo che impara tutti i giorni nel campo profughi di Deir al-Balah. La guerra a Gaza non si è fermata.
Rahab ha perso sua madre e sua sorella in questa guerra: le resta una sofferenza che è riuscita a trasformare in poesia, unendo la sua voce a un canto che risuona da secoli.
«Piango nel dolore, le lacrime scorrono sulle mie guance,
dov’è chi può asciugare il mio pianto?
Chi risponderà alle urla di una bambina in lutto?
Oh, madre, che dolore queste lacrime sulle mie guance,
e chi può sostenere il peso di questo pianto?»
Chi può rispondere? La sua voce cade nel silenzio assordante della guerra: non c’è più una madre che ascolti, e il mondo sembra sempre sul punto di distogliere lo sguardo, indifferente.
«Voglio, oh Dio, vivere in pace,
e giocare, correre, vedere la gioia.
Questo è il mio sogno, questa la mia speranza…»
La pace, il gioco e la gioia sono un sogno, una speranza: sono lontani e sbiadiscono nel fumo nero delle bombe, strazianti nella loro normalità irraggiungibile.
«La situazione attuale nella Striscia di Gaza è estremamente fragile. L'anno scorso, come tutti qui, sono stata costretta a trasferirmi in quella che viene chiamata zona sicura nel sud della Striscia», racconta Fida Sharaf. Fida è la responsabile delle relazioni esterne della ONG Atfaluna: un’organizzazione palestinese nata proprio a Gaza City a supporto delle persone con disabilità uditive presenti nella Striscia, che oggi, con il sostegno di Pro Terra Sancta, si occupa anche di offrire sostegno materiale e psicologico a bambini come Rahab.
«Come molti altri, sono stata sfollata più volte», continua Fida, «e per le persone con disabilità ci sono grosse difficoltà aggiuntive: la maggior parte dei servizi sono stati ridotti, aumentando la loro vulnerabilità e i rischi a cui sono esposti rispetto agli altri. In particolare, dall’anno scorso è diventato quasi impossibile far arrivare nella Striscia apparecchi acustici, ricambi, batterie, e tutti i materiali necessari per gli screening e gli interventi audiologici».
La prima missione di Atfaluna è la tutela dei diritti delle persone affette da disabilità, i primi grandi dimenticati nelle situazioni di emergenza umanitaria: come già abbiamo raccontato a proposito dei bambini farfalla, le persone con disabilità necessitano spesso di cure e strumentazioni che, sotto le bombe, non sono più considerate una priorità. «Immaginate una persona con disabilità fisica», continua Fida: «Non può evacuare, non può andare a richiedere gli aiuti necessari, né partecipare alle attività psicosociali. È essenziale che i dispositivi di assistenza siano resi disponibili al più presto possibile», affinché le risorse – seppur minime – possano arrivare a sostegno delle necessità di tutti, nessuno escluso.
Nel tempo, e in particolare dopo lo scoppio della fase del conflitto seguita agli attacchi del 7 ottobre 2023, Atfaluna ha ampliato il raggio dei suoi interventi, stabilendo un’azione umanitaria dedicata a persone con e senza disabilità in tutta l’area della Striscia di Gaza. Oggi, però, le necessità sono ancora diverse: «È ormai passato più di un anno dall’inizio del conflitto: non possiamo più limitarci ai soli aiuti umanitari, ma dobbiamo lavorare anche a livello programmatico», spiega Fida: «Bisogna agire sul supporto psicosociale e sulle attività educative e ricreative; lo facciamo attraverso interventi di protezione per adulti e bambini, con e senza disabilità».
Il nome del progetto firmato da Atfaluna e da Pro Terra Sancta, infatti, illustra lo scopo degli interventi: Fornire servizi di supporto d'emergenza inclusivi per le persone con e senza disabilità colpite dal conflitto nella Striscia di Gaza. I servizi di supporto di emergenza includono come parte fondamentale il supporto psicologico: questo è imprescindibile per aiutare le vittime dell’emergenza a comprendere il proprio dolore, a elaborarlo, a imparare a conviverci.
Grazie alle sessioni di sostegno psicosociale la piccola Rahab ha scoperto nella poesia un potente strumento di espressione e guarigione: riferendosi agli operatori del team che l’ha accompagnata in questo percorso, Rahab dice che «Sono riusciti a risollevarmi il morale e a cambiarmi l’ambiente. Mi hanno aiutato a trovare un modo per gestire il mio dolore, per iniziare a guarire». «Mi avete ricordato chi sono,» ci dice Suad, anche lei di dieci anni, anche lei vittima di un dolore impossibile da esprimere a parole: ha dovuto lasciare Gaza per rifugiarsi con la madre a Deir al-Balah a causa dei bombardamenti, sotto i quali ha perso la casa, e anche suo papà.
«Voi mi avete ricordato che sono una persona molto forte, e che tutti mi vogliono bene»: Suad ha ritrovato se stessa, il proprio carattere di bambina forte e viva, grazie a un ambiente di supporto che le ha insegnato ad ascoltare e a conoscere le sue emozioni e i suoi traumi.
«Vogliamo inviare un messaggio di speranza, un messaggio per tutti». Fida è fiera e ferma nella sua missione di rendere evidenti e degne di attenzione le rivendicazioni e le necessità degli abitanti della Striscia, inclusi coloro che hanno una disabilità. «Tra i nostri progetti ci sono programmi di formazione, come la cucina comunitaria, che coinvolgono le persone affette da disabilità insegnando loro un mestiere e permettendo loro di metterlo in pratica a sostegno della loro comunità. La cucina comunitaria prepara ogni giorno pasti caldi per le famiglie sfollate: in queto modo le persone con disabilità diventano una parte attiva nelle attività umanitarie», spiega Fida con orgoglio. «Vogliamo incoraggiare tutti gli attori umanitari a sostenere il diritto delle persone con disabilità di essere parte delle risposte di emergenza, nonostante tutte le difficoltà».
È una missione grande, che Pro Terra Sancta sostiene sostenendo associazioni e ONG locali come Atfaluna: perché, come afferma Fida con tutte le sue forze, «Il popolo della Striscia di Gaza merita speranza, merita di vivere con dignità, merita una possibilità di pace».