«Giuseppe e Maria sono uniti da un unico imperativo: «Non temere!». Sono uniti da un’unica missione: collaborare con Dio perché la salvezza possa essere introdotta nella storia d’Israele e dell’umanità per mezzo di Gesù». Queste le parole del Custode di Terra Santa e presidente dell’Associazione Pro Terra Sancta, fra Francesco Patton, in occasione della IV domenica d’Avvento.
La salvezza di cui parla è resa possibile dalla nascita di Cristo in una piccola città palestinese più di 2000 anni fa. Betlemme, la casa del pane in ebraico e casa della carne in arabo, è il luogo d’origine del Re Davide, e fino al 1947 era in gran parte cristiana.
In occasione del Natale, noi di Pro Terra Sancta a Betlemme desideriamo portarvi lungo le strade di questa città tanto amata dai fedeli che da secoli vengono in pellegrinaggio in Terra Santa.
Aida e Manger Street
A pochi passi dal checkpoint 300 e dal muro che divide Israele dalla Cisgiordania si trova il primo dei tre grandi campi profughi di Betlemme. Il campo si chiama Aida ed è stato fondato dall’UNRWA (United Nations Relief and Works Agency for Palestine Refugees in the Near East) nel 1950 per accogliere i rifugiati provenienti soprattutto da Gerusalemme e da Hebron. Nel cuore di questo campo passiamo a salutare suor Luisa, la coraggiosa direttrice dell’asilo che vi abbiamo fatto conoscere due settimane fa. Oggi si sfiorano i 20° a Betlemme e infatti vediamo i bambini giocare ancora all’aperto! «Di solito qui piove ogni Natale. Smette solo quando passa il Patriarca! Vedremo cosa succederà quest’anno» ci dice sorridendo un residente dell’Aida.
Ci lasciamo il muro alle spalle e proseguiamo lungo Manger Street. Da inizio mese la città araba ci regala un’atmosfera di festa grazie alle numerose luminarie sparse lungo le vie. Notiamo con piacere che anche a Betlemme sono tornati i turisti. La Grotta della Natività, infatti, è stata visitata per due anni solamente dalla gente del posto. Gli ultimi tre mesi invece la grande Basilica ha accolto migliaia di pellegrini provenienti da ogni angolo del mondo.
L’odierna Betlemme vive di turismo, ma la perenne instabilità politica della regione e il lungo tempo di chiusura dovuta alla pandemia da Covid 19 hanno costretto molti a chiudere la propria attività. Negli ultimi mesi, tuttavia, la situazione pandemica sta migliorando e l’umore di commercianti, ristoratori e albergatori sta tornando a crescere. Quando chiediamo loro un giudizio sul proprio lavoro, la risposta è sempre più spesso “Nashkur Allah”, [Bene] grazie a Dio.
La Via della Stella
A un incrocio imbocchiamo Star Street, l’antica via che, secondo la tradizione cristiana, percorsero la Sacra Famiglia e i Re Magi per raggiungere il luogo dove oggi sorge la Basilica della Natività.
Pochi giorni fa, la Via della Stella, solitamente deserta e silenziosa, era in festa! Alcuni di noi sono arrivati a Betlemme a luglio ed era la prima volta che vedevano così tanta vita in questo quartiere purtroppo quasi disabitato. Luci, bancarelle, alberi illuminati, presepi, campane e minareti che si alternano, dolci, musica, cristiani e musulmani che mangiano e festeggiano insieme. A Betlemme svettano più campanili che minareti, ma il flusso emigratorio dei cristiani, dovuta principalmente all’occupazione israeliana, li ha ridotti oggi a una minoranza. Ma come raccontiamo nell’ultima puntata del nostro podcast “Voci di Terra Santa”, qui cristiani e musulmani hanno una radicata storia di fratellanza e solidarietà e il fatto di ospitare la Chiesa della Natività di Cristo è motivo di vanto per la città intera.
Hogar e piazza della Mangiatoia
Prima di portarvi alla Basilica della Natività, passiamo a salutare le suore dell’Hogar Niño Dios, una delle tante opere di carità che Pro Terra Sancta sostiene qui a Betlemme.
Dopo aver visitato i bambini e le suore, prendiamo la ripida salita che porta alla famosa piazza della Mangiatoia, dove ha sede il municipio della città.
Il sindaco di Betlemme è Hanna Hanania e per legge deve essere cristiano. In occasione dell’accensione dell’albero di Natale nella grande piazza il 3 dicembre, Hanania ha scritto in un comunicato ai suoi concittadini quanto segue: «Dio ha scelto Betlemme come luogo dell'Incarnazione del Verbo, dono del Cielo per la nostra terra martoriata; il Natale è un nuovo inizio pieno di gioia, di preghiera e di speranza per un domani migliore».
Da Dar al-Majus alla Basilica della Natività
Se è vero che a Gerusalemme l’intreccio di fedi, culture, confessioni ed etnie diverse risulta più evidente come in nessun’altra città del Medio Oriente, è altresì vero che anche qui a Betlemme convive una numerosa comunità di cattolici romani, cristiani ortodossi greci, greco-cattolici, armeni, siro-ortodossi, copti, luterani e musulmani.
Superiamo le bancarelle di legno d’ulivo e madreperla, percorriamo l’ultimo tratto di Star Street e raggiungiamo la Dar al-Majus Community Home. L’edificio è abbellito con decorazioni natalizie e sono molte le persone locali e internazionali a fermarsi per fotografare la Casa dei Magi per poi entrare a visitarla.
Saliamo qualche gradino all’esterno di Dar al-Majus e ci appare in tutto il suo splendore la bianca Basilica della Natività. Aspettiamo che un gruppo di pellegrini esca dalla Basilica ed entriamo anche noi presso il portale d’ingresso più piccolo al mondo, la porta dell’Umiltà (alta appena 130 cm!). Pareti e pavimentazione sono rivestiti di mosaici. I meravigliosi angeli dallo sfondo mosaicato d’oro indicano la Grotta ai pellegrini e, posti lungo le pareti, sembrano proprio accompagnarci.
La stella nella Grotta di Betlemme
La venerazione per “la Grotta” in cui Cristo venne alla luce ha origini antichissime.
Il martire Giustino, nato a Nablus attorno al 100 d.C., scriveva che Gesù era stato partorito in una grotta presso Betlemme. Sempre da Betlemme vi sarà la «stella che spunta da Giacobbe» (Num 24,17), il discendente di Davide, il Messia Gesù Cristo. E proprio davanti alla stella d’argento a 14 punte ci inginocchiamo a pregare e cantiamo un canto molto popolare in tempo d’Avvento e che qui è forse ancora più sentito: Sorgerà dalla casa di David il Messia da tutti invocato / prenderà da una Vergine il corpo per potenza di Spirito Santo. Il francescano Padre Anania, custode della Grotta, ci spiega che le lampade appese sopra la stella restano accese giorno e notte.
Come ogni giorno, nel piccolo altare sopra di noi gli armeni cantano i Salmi e i greci-ortodossi preparano la Messa. Mohammad, restauratore musulmano della Basilica, ci spiega che nella seconda metà del XVIII secolo, si acuirono le diatribe tra francescani, ortodossi e armeni sulla proprietà della struttura. Per questo le autorità ottomane decisero di introdurre lo status quo che è in vigore ancora oggi. Mohammad racconta che, secondo una leggenda, durante l’invasione persiana della Terra Santa nel 614, la Basilica della Natività fu l’unica risparmiata dalla smania distruttrice dei persiani, poiché videro sul mosaico della facciata delle persone vestite come loro. Le persone raffigurate erano i Re Magi.
Nel 2014, le tre Chiese cristiane collaborarono per dare inizio a importanti lavori di restauro che, nella seconda tranche di lavori, diedero alla luce degli splendidi mosaici che abbelliscono le pareti della chiesa. Sono mosaici che rappresentano una schiera di angeli, perfettamente conservati e talmente ben fatti che sembrano in movimento.
Le pietre vive di Betlemme
Fuori dalla Basilica, il grandioso albero di Natale con il presepe fanno da sfondo a numerosi selfie di famiglie cristiane e musulmane. Concludiamo il nostro tour di Betlemme alla Casa del Fanciullo di padre Sandro, di cui vi abbiamo raccontato in questo articolo. Tra due giorni è Natale ed essere qui insieme alle pietre vive di Betlemme è per tutti noi una grande grazia. Invitiamo anche voi a essere pellegrini in Terra Santa e di visitare il Luogo da cui ha origine la storia della salvezza!