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Quali attese per le comunità cristiane in Medio Oriente dopo la “primavera araba”?

11 Aprile 2011
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Quali attese per le comunità cristiane in Medio Oriente dopo la “primavera araba”?
Quali attese per le comunità cristiane in Medio Oriente dopo la “primavera araba”?
Custode

Riportiamo in seguito un articolo relativo all’intervento di Padre Pierbattista Pizzaballa, Custode di Terra Santa e presidente di ATS pro Terra Sancta, in occasione del convegno internazionale del Centro italiano per la pace in Medio Oriente in corso a Torino, che quest’anno affronta il delicato tema delle “Minoranze etniche e religiose nel Mediterraneo”.

Grazie anche al sostegno della sua ONG ATS pro Terra Sancta, la Custodia di Terra Santa è impegnata sia con progetti di sostegno alle popolazioni cristiane in Israele e Palestina, che in Egitto e in Siria. Recentemente il Custode di Terra Santa ha, infatti, lanciato l’appello “Emergenza Cairo” per sostenere i frati che operano nella capitale egiziana.

“Dopo la primavera araba le minoranze cristiane del Medio Oriente nutrono oggi fortissime attese”. Richiedono di “essere pienamente riconosciuti come cittadini, con gli stessi diritti di tutti”, ha detto padre Pizzaballa, davanti ad un’assemblea che ha visto riunito imam, esponenti delle comunità ebraiche, rappresentanti delle comunità armene, copte, curde, Rom e berbere.

Gli eventi che hanno portato molti giovani musulmani e cristiani in piazza per chiedere insieme la democrazia e la libertà, soprattutto in Egitto, ha fatto crescere la speranza delle comunità cristiane di tutto il Medio Oriente, che vivono la difficile condizione di minoranza religiosa, di poter vivere una “piena e riconosciuta cittadinanza”. “A parte gli emirati Arabi - ha detto Padre Pizzaballa -, c‘è in tutti i paesi del Medio Oriente, dall‘Egitto alla Giordania, alla Palestina alla Siria la libertà di culto, nel senso che ai cristiani non è impedito di praticare la loro fede cristiana. Non c‘è però sempre libertà di coscienza”.

Il Custode ha ricordato come questa richiesta fosse emersa con forza durante il Sinodo del Medio Oriente dello scorso Ottobre dove i vescovi nella stesura del documento finale avevano sottolineato «l’importanza dell’uguaglianza tra i cittadini».

La principale attesa oggi va “oltre la piena libertà di coscienza perché - dice il Padre Custode- non si nasce cristiani e non si nasce musulmani. Ci si attende anche la piena e assoluta cittadinanza. I cristiani del Medio Oriente sono arabi e vogliono essere pienamente riconosciuti cittadini anche per legge”.

Padre Pizzaballa ha infatti spiegato come la minoranza cristiana in Medio Oriente non è una minoranza etnica, ma solo religiosa, perché i cristiani mediorientali “sono arabi, pensano e parlano arabo, si nutrono della cultura araba”. I cristiani sono cittadini “originali e autentici, leali alla loro patria e fedeli a tutti i loro doveri nazionali. È naturale che essi possano godere di tutti i diritti di cittadinanza, di libertà di coscienza e di culto, di libertà nel campo dell’insegnamento e dell’educazione e nell’uso dei mezzi di comunicazione”.

Nonostante gli elementi di preoccupazione determinati dagli eventi di cronaca attuale, il Custode di Terra Santa, in conclusione del suo discorso, ha messo in risalto come la pimavera araba sia da leggere anche come “ l’avvento di un periodo nuovo che ha aperto a cambiamenti facendo intravedere prospettive nuove anche per la minoranza cristiana che vuole essere pienamente partecipe e attiva di quel processo di sviluppo dei paesi arabi di cui fa pienamente parte”.

Fonte: http://www.agensir.it/pls/sir/v3_s2doc_b.quotidiano?tema=Quotidiano&argomento=dettaglio&id_oggetto=213931

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