Si è conclusa con grande successo la prima edizione della Conferenza Internazionale sull’arte del mosaico in Palestina, la “Palestinian Mosaic Art International Conference. Comparing Experiences”. Per la prima volta in assoluto, studiosi e professori, archeologi e restauratori locali o di livello internazionale, si sono trovati per tracciare una panoramica sulle condizioni del patrimonio artistico palestinese, per confrontarsi sui metodi di conservazione e restauro utilizzati in altri Paesi e per studiare insieme possibili soluzioni future.
Tre giorni intensi tra Gerico e Sabastiya – due realtà davvero significative per la storia del mosaico – in cui agli interventi degli esperti, si sono aggiunte le visite ai siti, immersi nelle bellezze di questi luoghi.
“Spero che la conferenza sia un passo, anche se piccolo, verso una più stretta collaborazione per la preservazione di questo incredibile patrimonio sconosciuto” auspica Carla Benelli, coordinatrice dei progetti culturali di Associazione pro Terra Sancta e uno dei promotori dell’evento, insieme a Osama Hamdan del Mosaic Centre Jericho e a tre professori della Al-Quds University.
Ma perché vale la pena continuare in quest’opera di conservazione in un momento come questo, con il Medio Oriente in fiamme?
“Le azioni umanitarie per soccorrere le persone colpite dalla guerra sono molto importanti”, risponde Osama Hamdan che da vari anni sognava di organizzare un evento come questo, “ma quello che sta accadendo in Medio Oriente sta cercando di distruggere l’identità dei popoli. L’ISIS ha proprio questo compito: distruggere l’identità e la memoria del Medio Oriente. Pensiamo solo a quanto è accaduto a Palmira. Il Califfato vuole cancellare ciò che ci costituisce, una dimensione che è fondamentale. Perché l’uomo non vive solo di pane e acqua. Con pane e acqua potremmo al massimo solo sopravvivere, ma vivremmo male”.
Per questo motivo la conservazione e il restauro sono anche una delle prerogative dei francescani della Custodia di Terra Santa. La dedica della conferenza, “ai collaboratori e amici che non sono più tra noi”, parla chiaro. Tra questi Osama Hamdan ne ricorda due in particolare: padre Piccirillo, frate francescano che “ha cambiato la mia vita”, dice, e “Rasmi, un ragazzo che ha davvero dato tutto sé stesso per la preservazione di questo patrimonio e per la formazione di molti altri giovani palestinesi. Purtroppo è morto prematuramente in un incidente stradale”.
Preservare, dunque, ed educare i giovani a valorizzare questa ricchezza, perché “Nessuno viene dal nulla” conclude Hamdan, “abbiamo radici comuni”, e queste non devono sparire.