Thalathe...'ithnin… wahad… (tre, due, uno..) e magicamente il grande albero della piazza della Mangiatoia di Betlemme si accende, i fuochi artificiali illuminano a giorno il cielo stellato, per cinque minuti tutti i volti delle persone presenti sono rivolti all’insù: tanti bambini sono saliti sulle spalle dei loro genitori per riuscire a vedere meglio, ragazzi e adulti con smarthphone alla mano riprendono questo spettacolo per poterne conservare il ricordo una volta tornati a casa.
Le migliaia di persone che riempiono la piazza e i balconi delle case circostanti sono tutti arrivati a Betlemme per assistere all’accensione dell’albero, l’evento che dà ufficialmente inizio all’Avvento, all’attesa impaziente che conduce i fedeli al Natale. “Noi di Betlemme aspettiamo questo momento con grande trepidazione, è un modo per ricordarci quanto siamo fortunati ad essere nati nel luogo in cui in una notte cambiò il mondo” ci racconta George, un anziano signore che volentieri scambia con noi qualche parola.
Non solo betlemiti, tantissimi cristiani dai territori palestinesi e da Israele partecipano a questo momento: “Siamo venuti con la nostra famiglia da Nazareth, ogni anno veniamo per sentire con più intensità lo spirito del Natale e condividerlo con i nostri amici e parenti. Siamo cristiani, ci piace essere qui e quest’anno è ancor più speciale”. Diana con un sorriso indica Shireel sua figlia di appena due mesi che avvolta in pesanti coperte riposa nel passeggino. “Mette i brividi pensare che il nostro Salvatore, invece, sia nato proprio qui al freddo, in una grotta”.
Ma l’accensione dell’albero di Natale non è una festa solo per i cristiani, tra la folla impaziente ci sono anche tantissimi musulmani di Betlemme e dai paesi vicini: “Vengo da Gerusalemme est” ci risponde cordialmente Ahmad, un ragazzo sulla ventina, “Sono musulmano, ma sono venuto come ogni anno per condividere i festeggiamenti con miei fratelli cristiani, siamo in compagnia, è un modo per stare più uniti tra noi arabi palestinesi e volerci bene”. Lo spirito di condivisione è ancora più forte in questa terra in cui cristiani e musulmani hanno imparato a conoscersi e a rispettarsi vicendevolmente: infatti, non ci si deve stupire se i canti natalizi che animano la piazza in attesa dell’accensione si interrompano alcuni minuti per lasciar risuonare il richiamo del muezzin della Moschea di Omar che si trova al lato opposto della Basilica della Natività.
Tanti anche gli stranieri presenti alla cerimonia: Brasile, Cina, Canada, Germania sono solo alcune delle nazionalità dei molti turisti e pellegrini presenti a Betlemme per riscoprire le radici della cristianità. Vi sono anche volontari che donano tempo e ed energie nelle tante associazioni benefiche presenti sul territorio per aiutare anziani, bambini e disabili, le tre categorie più svantaggiate in una difficile realtà quotidiana.
“Da italiana sono abituata a vedere il Natale in un’ambientazione più nordica, alle volte ci si dimentica che il luogo in cui il Natale si è avverato è tra le palme e non il vischio e gli abeti, le celebrazioni non sono fatte di canti in inglese o italiano, ma in arabo” dice Federica, una volontaria che collabora per alcuni mesi con noi di ATS pro Terra Sancta e certamente non voleva mancare quest’appuntamento.
È questo clima di gioia e di festa che colora Betlemme, nel luogo in cui il Verbo si è fatto carne, e ci avvicina al Natale, un fatto che illumina il mondo di speranza.
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