Disponendo le casette, le pecorelle e le statuine dei pastori nel Presepe, la nostra immaginazione vola verso paesaggi esotici lontani, verso quell’antico e rurale villaggio nel deserto che doveva essere Betlemme al tempo di Gesù. Oggi, quella che nel testo evangelico viene descritta come l'ultima delle città principali di Giuda, è una grande complesso urbano che conta più di 30 mila abitanti, quasi 60 mila se si considerano i due paesi vicini facenti parte del circondario betlemita, Beit Jala e Beit Sahour. Una distesa di case e tetti che si dipanano a partire dalla centro cittadino: la piazza della Mangiatoia dove l’imponente Basilica della Natività protegge e accoglie la grotta che più di duemila anni fa divenne il rifugio per Madonna incinta e Giuseppe. Coloro che vedono per la prima volta Betlemme molto spesso rimangono stupiti perché ancora nelle loro menti riecheggiano le immagini del presepe, invece, oggi si trovano di fronte a una città in pieno stile mediorientale: caotica, rumorosa, colorata e sempre in fermento.
Tuttavia, la situazione politica ed economica incide in maniera significativa sulla qualità della vita di molte famiglie betlemite, oltre al grave problema dell’acqua di cui spesso vi abbiamo raccontato, un altro forte disagio colpisce un fondamentale bene primario a cui tutti dovrebbero aver diritto: il poter vivere in una casa consona, strutturalmente solida e salubre. Tantissime case a Betlemme hanno gravi problemi di stabilità strutturale e sicurezza abitativa dovuti a vecchi sistemi idrici ed infiltrazioni di acqua che danneggiano l’edificio rendendolo insalubre e pericoloso. Le famiglie che non riescono a far fronte alla spesa di ristrutturazione si trovano a vivere in situazioni di estremo disagio.
Un’azione congiunta tra ATS pro Terra Sancta e la Pontifical Mission, un’organizzazione cristiana fondata da Papa Pio XII nel 1949 a supporto delle famiglie bisognose palestinesi, cerca di porre rimedio a questa situazione disastrosa. Grazie a questo progetto vengono ristrutturate circa 10-12 case all’anno nell’area di Betlemme, Beit Jala e Beit Sahour. Quest’anno si sono candidate 84 famiglie per richiedere l’aiuto e oltre una decina l’hanno già ottenuto. Ogni domanda viene vagliata dagli esperti per capire la gravità del problema: dopo le verifiche da parte di Muna Salman, capo progetto e responsabile dell’ufficio tecnico di ATS pro Terra Sancta a Betlemme, la famiglia ha un incontro con l’assistente sociale di ATS Nadia Nasser per valutare la situazione economica e sociale. Quando il progetto viene approvato, viene chiesto alla famiglia un piccolo contributo alle spese per una maggiore responsabilizzazione. In poche settimane si svolgono i lavori che molto spesso comprendono il rifacimento del soffitto, l’impermeabilizzazione delle stanze, e la tinteggiatura, ma ogni caso è differente.
Siamo andati con Muna a visitare alcuni progetti in corso e a parlare con diverse persone che hanno beneficiato delle ristrutturazioni. “Io e mio marito non potevamo permetterci questi lavori, io sono casalinga e lui lavora come bidello di una scuola, per anni abbiamo vissuto con l’acqua che gocciolava dal soffitto in cucina e nella camera da letto” ci dice Lina. Gli operai stanno ultimando le ultime finiture prima di consegnare la casa come nuova e non può che dirsi felice nel sapere che quest’anno potrà invitare per il pranzo di Natale tutte le sue figlie ormai sposate nella sua cucina rinnovata.
Anche per Suzi, mamma di due bambini di 5 e 6 anni, quest’anno il Natale avrà uno spirito nuovo: “Non mi devo più vergognare di avere ospiti a casa. Inoltre, la cosa più importante, finalmente ho risolto il problema dell’asma dei miei figli causata dell’ambiente umido e non sano.” George e Bassam, saltando sul letto, ci fanno vedere con orgoglio la loro nuova cameretta ritinteggiata di azzurro.
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