Questo il messaggio di Natale di Padre Pierbattista Pizzaballa, Custode di Terra Santa e Presidente di ATS pro Terra Sancta:
“Consolate, consolate il mio popolo”, dice il vostro Dio. “Parlate al cuore di Gerusalemme e proclamatele che il tempo della sua schiavitù è compiuto, che il debito della sua iniquità è pagato, che essa ha ricevuto dalla mano del Signore il doppio per tutti i suoi peccati” Isaia 40, 1-2.
Gesù rispose: “In verità, in verità ti dico che se uno non è nato di nuovo, non può vedere il regno di Dio” Giovanni 3,3.
E’ Natale. È il tempo che nelle nostre menti e nel nostro cuore si rinnova la domanda che ci interroga personalmente sul significato di quella nascita che 2000 anni fa - a Betlemme di Giudea - sconvolse la storia. Superata la valanga di belle parole e buoni sentimenti che in questo periodo ci sommergono, dobbiamo davvero provare a chiederci se e quanto quella nascita, ancora oggi, riesca a sconvolgerci. Durante l’Avvento, Giovanni il Battista ci presenta Gesù come il compimento dell’annuncio di consolazione. Lui è la consolazione che si fa carne, che possiamo toccare con mano. Giovanni proclama che la consolazione, ora, è una certezza e non più un annuncio di liberazione futura.
Gesù è qui, in mezzo a noi, dono e presenza di Dio, manifestazione visibile del suo amore per noi. E oggi, come allora, ci viene chiesto se il nostro cuore e la nostra intelligenza hanno posto fiducia in questa presenza e trovano in essa consolazione. Un mondo nuovo; il regno di Dio. Per poterlo accogliere, per poterlo vedere, dobbiamo ri-nascere. Nulla di questo possiamo comprendere, se non diventiamo nuovi, liberi e, per questo, capaci di accogliere la novità.
Lasciarsi sconvolgere dal Natale significa essere ancora in grado di rinascere e ricominciare, con fiducia, con determinazione, con serena consapevolezza dell’impegno che questa nuova nascita ci domanda. La paura, il sospetto, l’incapacità di credere che l’altro possa cambiare, che io possa cambiare, che l’amore possa rinascere, che la consolazione non sia una chimera… tutto questo a volte prevale e ci paralizza. È l’ombra della morte e la schiavitù di satana. Ma noi apparteniamo a Cristo: per questo vogliamo, come Giovanni il Battista, gridare che la nostra schiavitù è finita. E che siamo pronti e desiderosi di rinascere di nuovo e dall’alto, con la forza del suo amore, con la potenza del suo Spirito.
Le nostre comunità cristiane di Terra Santa, della Siria e del Medio Oriente in generale, sono messe a dura prova. Le famiglie, così come le comunità religiose, sono provate da guerre, persecuzioni, abbandoni e solitudini. Non abbiamo i mezzi materiali per aiutare tutti e ci sentiamo impotenti. Ancora più grave è il diffuso sentimento di sfiducia riguardo al futuro, la voglia di abbandonare tutto e di andarsene, di non credere più a nulla e a nessuno.
l libro delle consolazioni di Isaia, che alimenta la nostra preghiera in questo periodo, contiene anche i canti del Servo Sofferente. Consolazione e speranza non cancellano sofferenza e dolore, ma li rendono comunque impotenti. La morte e le distruzioni di questi tempi non cancellano la nostra voglia di vita e il desiderio di rinascita. Andiamo fino a Betlemme e vediamo ciò che è avvenuto e che il Signore ci ha fatto sapere (Lc 2, 15).
E’ Natale: il mio augurio e quello dei francescani di Terra Santa, per tutte le persone che vivono in Terra Santa, e per coloro che da tutto il mondo guardano a noi, è quello di non cedere al disfattismo e di lasciarsi ancora una volta conquistare dall’amore di Dio e dal vivo desiderio, dalla concreta volontà di ricominciare, a tutti i costi. Abbiamo bisogno e vogliamo andare a Betlemme, per verificare ciò che è avvenuto a tutti noi: siamo rinati, di nuovo capaci di sorriso e gratuità. Buon Natale a tutti.
Fra Pierbattista Pizzaballa, OFM Custode di Terra Santa
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