Betlemme, Gerico, Galilea, Gerusalemme, Hebron, Betania, Samaria. Questi e molti altri i luoghi della Tera Santa che i ragazzi del Middle East Community Program (MECP) hanno visitato per due settimane. Il gruppo di 8 ragazzi è da poco tornato in Italia dopo aver vissuto un’esperienza alla scoperta del territorio e della realtà israelo-palestinese. Il programma è promosso da Pro Terra Sancta e propone due settimane di visite, incontri e testimonianze con la comunità della Terra Santa. Abbiamo chiesto al più giovane del gruppo, Pietro Marchesani, di raccontarci della sua esperienza ce vi riportiamo di seguito.
Le realtà sul suolo palestinese
«Dal 20 agosto al 3 settembre 2022 ho avuto il piacere di partecipare al Middle East Community Program. Si tratta di un viaggio alla scoperta della Terra Santa con tutto il suo patrimonio millenario, così come con i suoi recenti conflitti.
Il MECP è organizzato dall’Associazione Pro Terra Sancta.
Il viaggio, focalizzato più sulla storia moderna che sull’enorme patrimonio archeologico della Palestina storica, mi ha permesso di visitare i più importanti centri urbani della regione come Gerusalemme, Nablus, Hebron e Gerico anche negli angoli nascosti non frequentati da turisti e pellegrini, ma per questo dotati di una maggiore genuinità e bellezza. Abbiamo inoltre avuto incontri con la realtà delle iniziative internazionali in suolo palestinese come Operazione Colomba ad At Tuwani e il Mosaic Centre di Gerico. Quest'ultimo, formando professionisti locali, ha restaurato gli splendidi mosaici del palazzo di Hisham del periodo omayyade. Si tratta della seconda più grande superficie mosaicata dell’intero Medio Oriente. O ancora, sebbene ad essere internazionali siano solo i volontari, non il nucleo fondatore, il giardino botanico di Betlemme, che aspira a essere il museo del paesaggio rurale palestinese.
Il MECP fa scoprire una sorprendente complessità
In questo viaggio passato e presente si compenetrano. Questa è la magica caratteristica della Terra Santa.
Nel conflitto israelo-palestinese, così come nella quotidiana riaffermazione della propria identità, sia arabi che ebrei che cristiani si richiamano tutti alla loro storia nazionale. E questo nella regione trova un riscontro materiale nel numero e nella pregevolezza dei siti archeologici. Il passato, la storia, il ricordo di un’”epoca d’oro” sono qui uno strumento politico di legittimazione; nonchè un campo di battaglia nella guerra della preminenza culturale; oltre che politica.
Perciò, in questa regione ha senso vedere nello stesso giorno la Basilica della Natività e il campo profughi di Aida, approfondire l’importanza della Nablus ottomana così come i vantaggi della sua kasbah per i guerriglieri palestinesi.
Ma il patrimonio archeologico israeliano e palestinese non è solo finalizzato a incrinare lo strano equilibrio della binazionalità di questa terra, mostra anche un passato di condivisione e di stratificazione: abbiamo visitato il sito archeologico di Cafarnao dove la più grande sinagoga della Galilea antica era sorta di fianco al luogo santo della casa dell’apostolo Pietro o la Tomba dei Patriarchi a Hebron con la sua stratificazione di religioni (cristiani bizantini, musulmani, crociati e di nuovo gli arabi di Saladino, oggi moschea e sinagoga allo stesso tempo ma in un tragico contesto).
Con il MECP abbiamo poi approfondito la mai svanita presenza cristiana nella zona e la sua sorprendente varietà confessionale, visitando Mar Saba, il più antico monastero mai abbandonato del mondo, che s’erge nel deserto per favorire con la solitudine e la preghiera dei monaci greco-ortodossi, e i Luoghi Santi di Gerusalemme, amministrati congiuntamente con la logica del compromesso dai diversi esponenti del “credo”.
Una terra impregnata di storia e di conflitto
Il Santo Sepolcro e i luoghi santi della cristianità sono frequenti mete di pellegrinaggio che in questo viaggio abbiamo apprezzato maggiormente per le spiegazioni di carattere archeologico e storico che amplificano, non diminuiscono, l’attraente sacralità di quei siti, ma il MECP ci ha permesso anche esperienze meno comuni ma altrettanto interessanti come la visita, possibile solo con guida musulmana, all’interno della Cupola della Roccia e di Al-Aqsa, capolavori architettonici del mondo islamico.
Abbiamo inoltre parlato con molta gente del posto, soprattutto palestinesi, ma anche diversi israeliani, chiedendo loro pareri circa la sempre difficile, spesso conflittuale e sanguinolenta coesistenza di arabi ed ebrei, ottenendo opinioni contrastanti, non solo tra arabi e israeliani, ma anche tra gli stessi arabi e tra gli stessi palestinesi.
È stato un viaggio davvero stimolante che ci ha mostrato le contraddizioni odierne e i fasti passati di questa regione carica di storia e conflitto, mostrandoci sia i maggiori siti archeologici, sia i più famosi luoghi santi, sia i villaggi e le città dove la tensione è più alta, che ci ha permesso di confrontarci con le idee delle popolazioni locali, vedendo dunque sia le loro necessità sia le loro ingiuste condizioni, ma che non ci ha però reso palese una soluzione per questa terra.
Personalmente, torno a Vigevano più conscio delle problematiche e delle ingiustizie della Palestina storica, ma, compresa tale complessità, senza alcuna soluzione. Questa terra lascia un senso di vuoto e confusione che, lungi dall’essere negativo, stimola il pensiero e fonda un forte vincolo con la Terra Santa.
Pietro Marchesani
Pietro ci ha raccontato di questi giorni indimenticabili anche nella puntata del nostro podcast "Voci di Terra Santa".
Il Middle East Community Program (MECP) vi aspetta all’anno prossimo!