“I danni sono enormi, ci stiamo impegnando molto ma la situazione è davvero difficile. E tuttavia ricostruiamo sempre, dove possibile”. Padre Hanna Jallouf, che collabora con l’Associazione per assistere la popolazione bisognosa, è uno di quei frati che difficilmente si fa prendere dallo sconforto, e anche davanti alla situazione peggiore si rimette in moto con l’entusiasmo e l’energia che lo hanno sempre animato in questi anni.
Siamo a Knayeh, un piccolo villaggio della Siria occidentale, ancora occupato dalle forze jihadiste, come tutta la provincia di Idlib. In questi luoghi è difficile intervenire, perché sono isolati da tutto. E tuttavia, sono questi i paesi dove si sono verificati i danni maggiori.
Padre Hanna, com’è la situazione nei villaggi della provincia di Idlib?
Quasi l’80% delle case di Knayeh è stato distrutto. Anche il villaggio di Jdaide è stato gravemente danneggiato, i danni maggiori però si sono verificati a Yacoubieh, a partire dal nostro convento e nella chiesa, che è crollata interamente. A Knayeh, la nostra chiesa è stata in parte demolita e la vecchia scuola è inagibile. Dal nostro convento sono crollati diversi pezzi a terra e certe zone sono impraticabili.
Che cosa avete fatto in questi mesi per rispondere all’emergenza provocata dal terremoto?
Innanzitutto, abbiamo riaperto le strade e tolto l’immondizia e lo sporco che si era depositato. Nei primi tempi non si riusciva a passare e la gente si è subito rimboccata le maniche per aiutare. Dopo aver aperto le strade abbiamo visto alcuni cristiani che sono andati a dormire al campo profughi. E’ la prima volta che succede, in tutti questi anni, ed è preoccupante, segno di una situazione davvero grave. Stiamo rimettendo tutto a posto, piano piano. Ci vorrà molto tempo, perché qui non ci sono mezzi sufficienti per fare tutto. Siamo isolati.
Ci sono stati morti a seguito del terremoto?
Ringraziamo il Signore: non abbiamo avuto morti nella comunità, ma abbiamo saputo che sono morti due bambini musulmani vicino a noi.
Nel vicino villaggio di Yacoubieh come stanno le persone?
In quel paesino i danni sono stati più gravi. Il campanile è caduto sulla chiesa e ha forato il tetto. La maggior parte delle case non c’è più, sono rimaste solo macerie. Vorremmo ricostruire almeno 50 case nei nostri villaggi, e un’altra ottantina sono da riparare. Purtroppo oltre alla guerra, questo terremoto ha inferto un duro colpo alla popolazione.
Padre Hanna Jallouf, come vive questa situazione la comunità cristiana?
I parrocchiani sono rimasti saldi nella fede, nella loro gioia e serenità. Abbiamo celebrato tutte le feste, la Pasqua, nel mese di maggio abbiamo detto il rosario assieme e ogni giorno riusciamo a dire la messa con la comunità.
Abbiamo creato due cappelle per celebrare, in attesa di poter ricostruire la chiesa che è andata distrutta. Come direbbe san Paolo, siamo tribolati ma non schiacciati; siamo sconvolti, ma non disperati; perseguitati, ma non abbandonati; colpiti, ma non uccisi, portando sempre e dovunque nel nostro corpo la morte di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo.