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Investire nella dignità lavorativa delle donne di Aleppo est: una scelta etica e responsabile

05 Marzo 2021
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Investire nella dignità lavorativa delle donne di Aleppo est: una scelta etica e responsabile
Investire nella dignità lavorativa delle donne di Aleppo est: una scelta etica e responsabile
Donne al centro del lavoro è un progetto che Pro Terra Sancta propone ad una cerchia di donatori molto particolare: aziende e imprese. In una situazione critica dal punto di vista economico e sanitario, aiutare a creare dignità lavorativa per un gruppo molto fragile di una società ancor più fragile come quella siriana, è un forte atto di coraggio e un'affermazione di intento importante. Ce ne parla Teresa Cinquina, responsabile del progetto. Teresa, in che contesto nasce “Donne al centro del lavoro”? Il nostro progetto si focalizza sui quartieri di Aleppo Est in Siria, la zona più degradata della città che, dal 2012 al 2016, era sotto il controllo dell’opposizione all'esercito governativo. La battaglia di Aleppo del 2016 è una delle fasi di violenza più acute per il paese ed è proprio la zona orientale della città a farne le spese: più del 70% degli edifici viene distrutto dai bombardamenti fatti per colpire le milizie che qui si erano stabilite. Con loro però vengono colpite anche molte donne, quelle che, consenzienti o meno, venivano prese in spose per ripopolare lo stato islamico come da propaganda. Queste “spose della Jihad”, ragazze giovanissime di bassa estrazione sociale e prive di educazione e i loro figli, vengono abbandonate nel 2016 quando Aleppo viene riconquistata dall’esercito siriano: alle milizie viene garantito un corridoio umanitario dalle Nazioni Unite per fuggire a nord, verso Idlib, mentre donne e bambini rimangono indietro. Molte di loro, con figli piccoli tra gli uno e i quattro anni, per non essere additate come alleate delle milizie islamiche e subire ancor di più l’emarginazione, negano che i bambini siano loro, non li riconoscono e non li fanno registrare all’anagrafe. I bambini intanto crescevano quasi come orfani fra le macerie. Nel 2017 il fenomeno viene scoperto e denunciato dal Muftì Mahmoud Khan e subito padre Firas inizia il suo instancabile lavoro per aprire due centri di accoglienza e assistenza dedicati a questi bambini senza nome, i “figli del peccato”. Riesce ad avviare un processo di riconoscimento legale e di iscrizione all’anagrafe che aprirà ai bambini la possibilità di accedere all’istruzione primaria e a creare una comunità in grado di dare sostegno umanitario, con distribuzioni di pacchi alimentari e voucher per l’assistenza sanitaria, e sostegno psicologico a madri e figli. È solo il primo passo di un piano di azione ben più lungo e complicato. Un importante primo passo improntato al supporto dei minori. Ora invece l’attenzione si sposta sulle mamme. Che tipo di azioni intendete intraprendere per aiutarle? Occuparsi dei bambini non bastava più. Dal 2018 Pro Terra Sancta coordina e supporta progetti che coinvolgono le donne di Aleppo Est e hanno come scopo il renderle autosufficienti. Garantiamo loro assistenza sanitaria e psicologica: molte di queste donne hanno subito violenza fisica ed emotiva sia da parte delle milizie che da parte della società che le ha disconosciute e denigrate. Offriamo corsi di alfabetizzazione ai bambini che si preparano a entrare nel sistema scolastico ma spesso le loro mamme sono prive di istruzione e il rischio è che rimangano comunque emarginate. Così abbiamo attivato dei corsi di lingua araba e di “Life skills”, ossia di tutte quelle abilità di comprensione e interazione sociale che servono quotidianamente per navigare nella vita. Adesso è arrivato il momento di inserirle in un percorso professionalizzante e aiutarle ad aprire e gestire con profitto una loro attività perché ritrovino dignità ed un ruolo nella società. Perché proporre questo progetto alle aziende? Riteniamo che non ci sia interlocutore migliore delle imprese e delle aziende. Oggi stiamo vivendo un momento molto delicato: 101.000 nuovi disoccupati a causa del Covid di cui il 98% donne. È proprio per questo che vogliamo aprire un dialogo con chi conosce l’importanza del lavoro, con chi sta facendo grandi sacrifici per continuare a garantire una continuità lavorativa ai propri dipendenti. Durante la pandemia le difficoltà personali sono diventate collettive e la sensibilità rispetto ai problemi della disparità di genere e della disoccupazione femminile è molto più alta. È il momento migliore per investire in risorse umane marginali e sottostimate perché le donne di Aleppo Est che parteciperanno al nostro programma di formazione professionalizzante sono estremamente motivate ad avere successo: vogliono poter mantenere sé stesse e i propri figli ma soprattutto vogliono ritrovare la dignità che è stata loro rubata dalle milizie. Sono propulsori economici affidabili e ci stiamo già muovendo per attivare un programma di micro-credito. Le aziende che finanzieranno “Donne al centro del lavoro” faranno parte di una cordata che costruisce ponti di solidarietà tra chi lavora oggi e chi avrà gli strumenti per lavorare in futuro. Dando un’opportunità a queste donne, promuoveranno lo sviluppo economico locale e globale, si dimostreranno attenti al ruolo femminile in azienda e stabiliranno un esempio positivo e rilevante. Quali altri benefit potranno ricavare le aziende dal finanziare “Donne al centro del lavoro”? Le aziende e le imprese promotrici avranno un impatto sociale reale e misurabile a livello di sostenibilità socio-economica ed equità di genere. Garantiamo trasparenza e responsabilità sull’uso che facciamo delle nostre risorse e, chiaramente, ci sono degli sgravi fiscali importanti da prendere in considerazione (per maggiori info vd. https://www.proterrasancta.org/wp-content/uploads/2003-promemoria-Benefici-Fiscali-agg-2-mar-2020.pdf). Inoltre, il finanziamento del programma verrà pubblicizzato su tutti i nostri canali in modo diversificato in base al contributo. Il percorso che abbiamo pensato per questa categoria molto fragile e vulnerabile di persone è assolutamente completo: alla fase di formazione professionale seguirà l’inserimento lavorativo e l’eventuale apertura di un’attività imprenditoriale a cui contribuiremo a livello di aiuto nella gestione. Anzi, l’idea è che un giorno, quando la situazione in Siria si sarà stabilizzata, si possa attivare un programma di volontariato aziendale che coinvolgerà i nostri finanziatori e si focalizzerà sull’implementazione delle attività produttive delle donne di Aleppo attraverso momenti di tutoraggio e consulenza. Non solo sarebbe un momento di formazione per le nostre beneficiarie ma anche una preziosa occasione per chi farà da consulente per mettersi alla prova e risolvere problemi con poche risorse. “Donne al centro del lavoro” è un ottimo investimento socialmente responsabile ed etico. Le donne di Aleppo Est non vedono l’ora di poter cogliere questa opportunità e ritrovare la dignità per sé stesse e i loro bambini.
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