Le strade di Betania si snodano polverose lungo la salita del Monte degli Ulivi. Il traffico, sempre congestionato e chiassoso, le percorre con lentezza notte e giorno, sotto lo sguardo vigile dei minareti e degli immensi condomini che costellano la città.
Qui, ad una svolta dello stradone principale, seminascosta nel verde silenzioso di un giardino in fiore, sorge la chiesa che ricorda il luogo in cui visse la famiglia di Marta, Maria e di Lazzaro, gli amici da cui Gesù era solito recarsi. Lunedì, sull’altare dell’elegante basilica, il padre custode Francesco Patton ha benedetto due vasi di profumo di nardo, in ricordo dell’unzione del Signore da parte di Maria, che secondo l’evangelista Giovanni accadde proprio in questo luogo.
Un’occasione liturgica unica, davvero, a cui partecipano pellegrini da ogni provenienza portando con sé una gioia che si riversa per Betania e si diffonde come il profumo di nardo. Ma, a dire il vero, a Betania già c’è un sentore di questo profumo.
Lo si coglie se dalla strada principale si scantona per una delle viuzze che contorte si diffondono, simili a delle candide radici, fra le pendici del Monte degli Ulivi. Dopo qualche metro fra stretti muri di calce, si giunge in una piccola piazza ombrosa; al centro un ulivo, che fruscia nel vento. Dietro quello, una porta di legno crepato, controsole.
La porta si apre, siamo nel Mosaic Centre di Betania. Ci accoglie Odna, una trentina d’anni, un sorriso smagliante sotto il velo rosa, un paio di jeans e delle scarpe da ginnastica che le danno un’aria da ragazzina. Nel centro, dice, si producono candele e saponi, e lei è la coordinatrice del progetto.
Prodotti locali
Conducendoci attraverso un cortile assolato e ventoso, dove una donna stende canticchiando i panni, Odna ci fa entrare nel Mosaic Centre. L’odore dolce del nardo è intensissimo e si mescola al profumo di mille altre fioriture, come la vaniglia e il Rhud, una pianta locale.
Queste fragranze, qui, sono prodotti locali. E Odna infatti, voltandosi, afferma che “qui al Mosaic Centre tutto è fatto con le materie prime di Betania o dintorni. Ne abbiamo troppi qui a Betania di negozi di souvenir che vendono oggetti che non sono realizzati in Terra Santa. Ecco perché noi facciamo tutto sul posto, compresa la produzione e l’impacchettamento”.
Sui tavoli, in disordine, gli stampi in cui verrà colata la cera profumata per le candele. Seduta vicino a loro c’è Sarah, vent’anni, che sta disegnando, magnificamente, volti e ricami di fiori. “Sono i disegni per un nuovo progetto che ci piacerebbe lanciare al Mosaic Centre”, spiega Odna sorridendo. “Vorremmo raccontare su delle candele la storia di Lazzaro e della sua famiglia: gli incontri che hanno avuto con Gesù, la resurrezione, l’unzione di Maria…”.
Il velo le ondeggia sul capo mentre parla, le nasconde un poco gli occhi: “Qui siamo tutte donne musulmane, certo; ma a Betania cristiani e musulmani siamo come una sola grande famiglia. La storia di Lazzaro è affascinante anche per noi tutte, e ci piace raccontarla con le candele, che è quello che sappiamo fare. Nel nuovo progetto che vogliamo lanciare, cospargeremo le candele con della terra di Betania, che comporrà un disegno tratto dalla storia di Lazzaro. A disegnare penserà Sarah”. Odna la guarda, e guarda attenta il suo lavoro: “è molto brava, no?”
I finanziamenti per il progetto
Per raccogliere i finanziamenti necessari al nuovo progetto sulla storia di Lazzaro è richiesta l’approvazione nel quadro di un concorso promosso dal Ministero del Turismo dell’Autorità Palestinese. Odna ci dice che il Mosaic Centre è già al lavoro per scrivere le schede tecniche e realizzare 100 esemplari di prototipi da mostrare in sede di valutazione. “Ci occorrerà un mese di lavoro, due settimane per la progettazione e la realizzazione, una per la rifinitura con la terra di Betania, e una per l’impacchettamento. Tutto deve essere perfetto”, dice rimettendo a posto gli stampi in disordine sui tavoli.
“Qui al Mosaic Centre io mi scopro sempre entusiasta per le iniziative che facciamo: il mio lavoro è in comune, come assistente del sindaco; ma è qui che mi piace stare, anche se sono volontaria. E anzi, soprattutto per questo. Qui io curo la parte amministrativa, e cerco di includere tutte le donne che posso a qualunque livello della produzione, anche se non è sempre facile. Ne abbiamo contattate trenta, grazie alle indicazioni che ci ha dato Pro Terra Sancta su come ascoltare i bisogni della gente, fra le case, ma ne sono rimaste solamente quattro”.
Per Odna però, questo, è solo un motivo in più per andare avanti: “Abbiamo già pronta una lista con altri trenta nomi di donne e di ragazze che hanno bisogno. Forniremo loro una formazione su come estrarre i profumi dalle piante del luogo per realizzare candele e saponi!”. Accanto a lei Farwa, sulla settantina, un viso rugoso ed allegro incorniciato da un ampio velo scuro. “Lei è l’insegnante; faceva candele da quando era giovane, e ha deciso di insegnare quest’arte ad altre ragazze di Betania, per offrire loro un’occupazione”.
"Adesso so cosa guardo"
Odna esce dal Mosaic Centre, nel gran sole e nel vento che accarezza Betania di polvere. Ci porta verso la chiesa di Lazzaro, e lì, con gli occhi verso l’alto, comincia a commentare e a descrivere i mosaici e le pitture che raccontano della vita di Gesù a Betania. “Ho potuto studiare tutte queste cose grazie a Pro Terra Sancta. Sono stata qui trent’anni a Betania e non sapevo quasi nulla di quello che vedevo; nessuno me l’aveva mai raccontato. Adesso so cosa guardo, conosco questa chiesa e la sua storia. L’anno prossimo andrò qualche mese a Roma per completare gli studi”, aggiunge mentre saliamo le scale che conducono fuori dal complesso cristiano.
Poco più su, una moschea commemora la storia di al-Azaryeh, un uomo giusto, che Allah risuscitò dai morti, secondo i musulmani, insieme al suo asino. “Vedi?”, dice Odna, “qui siamo davvero come una sola grande famiglia, tutti stretti intorno alla storia che per noi è la più importante: quella dell’amore di Dio per l’uomo”.
Vieni anche tu a scoprire i prodotti delle nostre donne in Palestina; ti aspettiamo a Betania!