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Condividere e dialogare: i corsi di lingua a Gerusalemme, Betania e Sabastiya

11 Aprile 2018
Pro Terra Sancta
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Condividere e dialogare: i corsi di lingua a Gerusalemme, Betania e Sabastiya
Condividere e dialogare: i corsi di lingua a Gerusalemme, Betania e Sabastiya
“Ciao, come stai?” – “Hello, how are you?” A Betania, città di Lazzaro, così come a Sabastiya e Gerusalemme, da alcuni mesi si svolgono i corsi di lingua gratuiti che ATS pro Terra Sancta offre come sostegno ai cristiani di Terra Santa o a coloro che lavorano nei progetti della ONG a servizio della Custodia di Terra Santa, progetti che per la maggior parte si svolgono in collaborazione con il Mosaic Centre di Jericho. Tra i partecipanti c’è Mahamoud, che frequenta un’Associazione di giovani della città di Lazzaro, conosce l’Italia per l’arte e il calcio, ma spinto dalla curiosità verso la questa cultura, si è iscritto al corso.  “Oggi imparo pronomi, numeri, avverbi ma in futuro spero visitare l’Italia, magari in viaggio di nozze a Venezia o Roma”. Shady, invece, insieme a Rami lavora nella Mosaic Guest House di Sabastya e Nisf Jubeil, strutture che ormai negli ultimi anni stanno accogliendo tantissimi pellegrini e turisti provenienti da tutte le parti del mondo. “La Samaria è bellissima – dice Shady, sfoggiando il suo buon inglese – per noi l’ospite è sacro, per questo vogliamo che si senta a casa accogliendolo nella bellezza naturale e artistica della nostra terra. Per questo anche riuscire a parlare nella lingua di chi incontri è il modo migliore per accogliere l’altro”. Il corso si svolge anche con le donne del Ceramic Centre del villaggio di Nisf Jubeil proprio nella sede del laboratorio.  “Abbiamo imparato a creare la bellezza ora vogliamo imparare anche a venderla” dice Ruwaida accanto ai bellissimi piatti e alle ciotole ancora da decorare. Una lingua, diffusissima come l’inglese, può essere una grande opportunità di crescita soprattutto per chi vive in un piccolo e quasi isolato villaggio della Palestina ormai sempre più pronto ad accogliere nuovi visitatori curiosi non solo di comprare un prodotto ma di capire la storia di chi li produce. A Gerusalemme Jovitte è la più piccola e la più brava del corso di italiano che per la prima volta si tiene per gli arabi della parrocchia di Gerusalemme. L’iniziativa è stata voluta dal parroco fra Nerwan e fra Ayman i quali hanno capito quanto sia importante l’italiano per i loro fedeli a volte anche solo per seguire le celebrazioni (l’italiano è lingua ufficiale della Custodia di Terra Santa). “L’acqua costa 3 shekel” dice Rìcardo, per lui che ha un piccolo negozio vicino New Gate in città vecchia, imparare la lingua è molto utile.  “Noi non parliamo nemmeno inglese” ripetono timidamente due sposini arabi di rito copto, “ma non c’è da preoccuparsi – interviene Corrado, un volontario dell’associazione, che insegna – quando si impara bisogna essere come bambini, imparando ad ascoltare e ripetere i suoni associandoli a semplici immagini”. Lui insieme a Lapo tra gesti, immagini e tanta volontà, insegna la propria lingua. A volte capitano momenti che non ti aspetti come quando in classe Frida, in totale confusione, è aiutata da suo figlio. Tra lavoro e famiglia molti di questi giovani sono già mamme e papà, ma la speranza per tutti è di continuare a studiare l’italiano/inglese in futuro, una grande opportunità perché la lingua rimane il più importante mezzo per conoscere l’altro e per dialogare, un grande strumento di pace.

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