Pro Terra Sancta Logo
Dona Ora
heart Logo
Burger Menu

Il mio viaggio ad Aleppo. La guerra delle motociclette

13 Dicembre 2024
Pro Terra Sancta
\
News
\
Il mio viaggio ad Aleppo. La guerra delle motociclette
Il mio viaggio ad Aleppo. La guerra delle motociclette

Siria, Aleppo, 12 dicembre 2024: le strade brulicano di una vita ricondotta a una normalità apparente, un albero di Natale luccica nel centro della piazza principale della città. Ma la via che da Damasco conduce ad Aleppo è costellata da corpi inermi, vite spezzate da una guerra vinta “senza combattere”.

La testimonianza di Jean François Thiry.

«Il viaggio di per sé è andato bene: un veloce controllo all’uscita di Damasco, un altro breve accertamento all’entrata di Aleppo… anche il ponte, vi ricordate il ponte che è stato bombardato sul fiume? Di fatto si passa, si rallenta un po', ma si passa». Jean François Thiry, il responsabile dei progetti di Pro Terra Sancta ad Aleppo, è appena riuscito a rientrare ad Aleppo dopo essere rimasto bloccato per giorni nella capitale. Al telefono ci racconta una Siria «in ripresa, in una normalità manifesta e messa accuratamente in risalto dal nuovo potere politico». Tuttavia, l’assenza di combattimenti è solo una chimera. «Viaggiando verso Aleppo ho visto tantissimi corpi senza vita lungo la strada: cadaveri di uomini, militari, ancora con le divise addosso. Quando li ho visti lì, sulla strada, mi sono sembrate così vuote le parole che potevo usare, così vuoto ogni discorso su quanto è successo».

«Mi ha proprio commosso vedere tutte quelle persone lì, così, perché è una guerra tutta stupida: hanno lasciato morire queste persone per niente, per niente». Jean François non è il solo ad aver visto la distruzione e la morte che si nasconde dietro il racconto di una conquista senza scontri: «Anche Talal, un mio collega, mi ha detto che, tornando ad Aleppo dalla vallata dei cristiani vicino ad Homs, ha visto un sacco di corpi nelle macchine bruciate, un pullman intero con tutta la gente rimasta lì dentro». La percezione occidentale di una conquista senza scontri dipende dall’assenza di combattimenti cruenti a Damasco e ad Aleppo: ma a Hama, a Homs, nei loro dintorni, l’inizio di dicembre è trascorso in una sanguinosa battaglia le cui vittime sono ancora riverse per le strade.

«Per la strada c’erano tantissime macchine, tantissime persone che tornavano a Idlib, macchine piene di gente, bambini con i fucili in spalla, e moltissime persone in sella a una motocicletta». Le motociclette sono un’immagine che si è scolpita nella mente di Jean François con una forte valenza icastica: «Questa sarà ricordata come la rivoluzione delle motociclette o la guerra delle motociclette, perché sono arrivati ad Aleppo sulle motociclette, e così sono scesi verso Damasco, hanno attraversato tutta la Siria e nessuno li ha fermati». È un’immagine di rapidità e forza, di un movimento che avanza impossibile da fermare: «Su quelle motociclette hanno messo in fuga l'esercito! Un esercito inesistente, diciamolo chiaramente,» specifica il collega, «ma si tratta comunque dell'esercito di Assad e dei russi».

«Arrivato ad Aleppo non l’ho trovata troppo cambiata: ci sono tante macchine, tante persone ne affollano le strade, c’è anche l’albero di Natale. Però il clima che si respira, soprattutto all’interno delle comunità cristiane, è teso: i cristiani hanno paura». Questa paura non è data dall’avvenuto inserimento di misure discriminatorie, ma dalla possibilità che ciò accada: «Ieri ho chiesto a una mia amica se qualcuno avesse mosso obiezioni sul fatto che lei giri senza il velo; lei mi ha risposto che no, non è mai successo ancora, ma che, se qualcuno osasse mai farlo, lei se ne andrebbe subito dalla Siria. È un clima nervoso, come in costante attesa della repressione, al limite dell’esasperazione».

Jean François racconta la vita dei cristiani di Aleppo, oggi, come un’attesa guardinga, un’apertura tinta di diffidenza: «Il sentore che ho avuto è che i cristiani desiderino mantenersi disponibili agli sviluppi di questo cambiamento: anche prima moltissima gente qui aveva bisogno di tutto, e l’apertura di nuove possibilità è, in una certa misura, sicuramente vista come un’occasione di miglioramento sociale. D’altra parte, anche adesso moltissima gente ha bisogno di tutto, e nulla assicura – soprattutto ai cristiani – che questo cambiamento sarà positivo. È come se i cristiani si dicessero: “vediamo come va”, però basterebbe una sola scintilla, basterebbe una sola notizia di un cristiano ammazzato, per dare vita a un esodo dal Paese. Questa è la percezione».

Aleppo brulica di persone, musulmani e cristiani, come prima; come prima rimane anche la crisi economica aggravata dal crollo dello stato: le vicende di questi ultimi giorni hanno dato il colpo di grazia alla lira siriana e ora si usano praticamente solo dollari e moneta turca. «Le attività di assistenza – dice Jean François – devono continuare, soprattutto ora che è tutto così incerto, ma la speranza è di avere presto maggiore chiarezza».

Anche l’albero di Natale di Aleppo, simbolo di una festa sentita dai cristiani, dopo essere stato divelto da un gruppo di jihadisti, è tornato a illuminare questo difficile dicembre aleppino. Speranza e timori si intrecciano nei pensieri della gente, desiderio di novità e paura dell’estremismo si specchiano l’uno nell’altro. E intanto, nei negozi e nei locali di Aleppo, è stato vietato di vendere il vino.

Donate
Dona Ora
Sostieni attività culturali, educative e di formazione
50,00
80,00
100,00
Donate
Donate
Donate
Donate
Donate
Donate
Dona Ora
heart Logo
Siti Amici
  • terrasanta net
  • mosaic center
  • terrasancta museum
  • terrasancta custodia
  • frati assisi
  • logo cmc