Oggi è la festa della Trasfigurazione. Per l'occasione, vogliamo portarvi con noi in un pellegrinaggio al monte Tabor, uno dei luoghi di contemplazione più belli e sereni della Terra Santa, uno scrigno di storia e tradizione.
La valle di Jezreel
A soli 8 km in linea d’aria da Nazareth, con i suoi 588 metri di altezza, per noi poco più di un colle, l’altura del Tabor è una delle più imponenti della valle di Yizrzeel, o Jezreel, della Galilea e della Terra Santa.
Questa pianura, da sempre contesa militarmente per la sua fertilità, è delimitata a sud dal monte Carmelo, la biblica residenza del profeta Elia che qui sfidò e vinse i profeti cananei del dio Baal, il dio fenicio delle tempeste.
Altro luogo interessante è l’antica città di Megiddo. Il sito archeologico, risalente già al Neolitico, è identificato nel Nuovo Testamento come il luogo dove, durante l’Apocalisse, avverrà la battaglia finale, l'Armageddon, in ebraico “monte di Megiddo”.
Tabor: il monte sacro
Spicca sicuramente fra i luoghi biblici ed evangelici della valle il monte della Trasfigurazione, che si raggiunge salendo una stretta stradina fatta di tornanti dal villaggio di Dabburiya, dove Gesù guarì un giovane indemoniato scendendo dal monte.
La peculiarità del Tabor è sicuramente la forma tondeggiante e il sorgere in mezzo alla valle piatta: è un alto monte isolato. È così che viene indicato nei Vangeli, mai per nome: “Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte su un alto monte” (Mt 17,1).
Qui la veste di Gesù divenne candida e luminosa, parlò con Elia e Mosè, venne avvolto da una nube e la voce di Dio lo reclamò come figlio. Lo conferma uno dei padri della chiesa, Origene, che nel suo commento ai salmi del II sec. d.C., cita il Tabor come monte della Trasfigurazione.
Verso la Trasfigurazione: il percorso di Gesù e del pellegrino
Seguiamo quindi il percorso fatto da Gesù: per arrivare in vetta, si deve passare attraverso la Porta del Vento e superare le grandi mura di fortificazione che, distrutte dai romani, furono riedificate dai crociati.
Si attraversano poi le vestigia del medievale convento benedettino, uno scavo archeologico ancora in corso che ci dà l’idea di come doveva essere la vita contemplativa della comunità religiosa che qui risiedeva: ancora visibili la cappella, la sala del Capitolo e il refettorio.
Poi, la grandiosa visione della basilica moderna. L’edificio, la prima opera in Terra Santa dell’architetto Antonio Barluzzi, richiama l’aspetto delle chiese siriane-romane. La facciata, formata da tre “capanne”, fa intuire la presenza di una grande navata centrale affiancata da due laterali.
È un richiamo delicato al brano di Luca (9, 28-36) e a Pietro che, dopo aver assistito alla trasfigurazione di Gesù e al suo dialogo con Elia e Mosè, propone appunto di edificare tre capanne: una per il Maestro, una per il profeta e una per il portatore delle tavole della Legge.
Fondamenta antiche per la basilica luminosa
La basilica, che sorge sulle rovine delle tre chiesette di epoca bizantina, coperte e protette dalla chiesa di epoca crociata, è concepita per essere luminosa. L’uso delle finestre di marmo sottile e alabastro color miele, il primo impianto del tetto, fatto di sole lastre di marmo, doveva donare alle navate una luce eterea, quella della Trasfigurazione.
Percorrendo la navata centrale, si giunge ad una grande scalinata che conduce alla cripta bizantina. Qui, sotto l’altare, la tradizione identifica il punto esatto dove avvenne l’episodio festeggiato proprio oggi, il 6 Agosto.
Le cappelle laterali, dedicate rispettivamente ad Elia e Mosè, sono decorate da splendidi affreschi mentre per il cuore della basilica si è scelta la tecnica del mosaico. Le numerose tessere dorate, ancora una volta, creano un effetto luminoso sublime.
Storditi dalla luce, è però ora tempo di scendere dal monte Tabor seguendo la processione dopo la messa solenne. Si passa a fianco a la chiesetta bizantina di “Descendentibus”, dedicata agli apostoli che, appunto, scendono dal Tabor a cui Gesù ordinò di non dire nulla di quanto accaduto, almeno fino alla sua resurrezione.
Forse il silenzio è una buona regola da seguire nel visitare questo luogo: ci farà godere di più della lenta ascesa, la contemplazione in un luogo venerato sin dalle origini dai primi cristiani.
Oggi è la festa della Trasfigurazione. Per l'occasione, vogliamo portarvi con noi in un pellegrinaggio al monte Tabor, uno dei luoghi di contemplazione più belli e sereni della Terra Santa, uno scrigno di storia e tradizione.
La valle di Jezreel
A soli 8 km in linea d’aria da Nazareth, con i suoi 588 metri di altezza, per noi poco più di un colle, l’altura del Tabor è una delle più imponenti della valle di Yizrzeel, o Jezreel, della Galilea e della Terra Santa.
Questa pianura, da sempre contesa militarmente per la sua fertilità, è delimitata a sud dal monte Carmelo, la biblica residenza del profeta Elia che qui sfidò e vinse i profeti cananei del dio Baal, il dio fenicio delle tempeste.
Altro luogo interessante è l’antica città di Megiddo. Il sito archeologico, risalente già al Neolitico, è identificato nel Nuovo Testamento come il luogo dove, durante l’Apocalisse, avverrà la battaglia finale, l'Armageddon, in ebraico “monte di Megiddo”.
Tabor: il monte sacro
Spicca sicuramente fra i luoghi biblici ed evangelici della valle il monte della Trasfigurazione,. Questo si raggiunge salendo una stretta stradina fatta di tornanti dal villaggio di Dabburiya, dove Gesù guarì un giovane indemoniato scendendo dal monte.
La peculiarità del Tabor è sicuramente la forma tondeggiante e il sorgere in mezzo alla valle piatta: è un alto monte isolato. È così che viene indicato nei Vangeli, mai per nome. “Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte su un alto monte” (Mt 17,1).
Qui la veste di Gesù divenne candida e luminosa, parlò con Elia e Mosè, venne avvolto da una nube e la voce di Dio lo reclamò come figlio. Lo conferma uno dei padri della chiesa, Origene, che nel suo commento ai salmi del II sec. d.C., cita il Tabor come monte della Trasfigurazione.
Verso la Trasfigurazione: il percorso di Gesù e del pellegrino
Seguiamo quindi il percorso fatto da Gesù. Per arrivare in vetta, si deve passare attraverso la Porta del Vento e superare le grandi mura di fortificazione che, distrutte dai romani, furono riedificate dai crociati.
Si attraversano poi le vestigia del medievale convento benedettino, uno scavo archeologico ancora in corso che ci dà l’idea di come doveva essere la vita contemplativa della comunità religiosa che qui risiedeva: ancora visibili la cappella, la sala del Capitolo e il refettorio.
Poi, la grandiosa visione della basilica moderna. L’edificio, la prima opera in Terra Santa dell’architetto Antonio Barluzzi, richiama l’aspetto delle chiese siriane-romane. La facciata, formata da tre “capanne”, fa intuire la presenza di una grande navata centrale affiancata da due laterali.
È un richiamo delicato al brano di Luca (9, 28-36) e a Pietro che, dopo aver assistito alla trasfigurazione di Gesù e al suo dialogo con Elia e Mosè, propone appunto di edificare tre capanne: una per il Maestro, una per il profeta e una per il portatore delle tavole della Legge.
Fondamenta antiche per la basilica luminosa
La basilica, che sorge sulle rovine delle tre chiesette di epoca bizantina, coperte e protette dalla chiesa di epoca crociata, è concepita per essere luminosa. L’uso delle finestre di marmo sottile e alabastro color miele, il primo impianto del tetto, fatto di sole lastre di marmo, doveva donare alle navate una luce eterea, quella della Trasfigurazione.
Percorrendo la navata centrale, si giunge ad una grande scalinata che conduce alla cripta bizantina. Qui, sotto l’altare, la tradizione identifica il punto esatto dove avvenne l’episodio festeggiato proprio oggi, il 6 Agosto.
Le cappelle laterali, dedicate rispettivamente ad Elia e Mosè, sono decorate da splendidi affreschi mentre per il cuore della basilica si è scelta la tecnica del mosaico. Le numerose tessere dorate, ancora una volta, creano un effetto luminoso sublime.
Storditi dalla luce, è però ora tempo di scendere dal monte Tabor seguendo la processione dopo la messa solenne. Si passa a fianco a la chiesetta bizantina di “Descendentibus”, dedicata agli apostoli che, appunto, scendono dal Tabor a cui Gesù ordinò di non dire nulla di quanto accaduto, almeno fino alla sua resurrezione.
Forse il silenzio è una buona regola da seguire nel visitare questo luogo: ci farà godere di più della lenta ascesa, la contemplazione in un luogo venerato sin dalle origini dai primi cristiani.