La sua voce è così sicura e vivace che non diresti mai, ascoltandolo al telefono, che è un uomo i cui occhi assistono quotidianamente a una tragedia umana nel Mar Egeo.
Padre John Luke Gregory è un frate francescano della Custodia di Terra Santa e Vicario Generale dell’arcidiocesi di Rodi. È il parroco cattolico delle isole greche di Rodi e Kos da 18 anni. La sua costante presenza è l’inaspettato e prezioso dono per migliaia di rifugiati che da anni sbarcano sulle due isole in cerca di un futuro dignitoso.
La maggior parte dei rifugiati che raggiungono Rodi e Kos arrivano da paesi del Medio Oriente come Siria, Gaza, Iraq, Iran, ma anche da Afghanistan, Pakistan, e alcuni paesi africani. Molti di loro sono minorenni. Fuggono dalle guerre, dalla fame, dalla violenza.
Dopo un viaggio lungo e pericoloso, la maggior parte di queste persone raggiungono l’isola senza documenti, senza la conoscenza di una lingua europea e senza denaro, visto che i loro risparmi vanno nelle mani dei trafficanti.
Queste piccole isole circondate da un mare cristallino sono famose per i loro paesaggi mozzafiato amati dai turisti, ma sono meno conosciute per l’emergenza dei rifugiati che non si è mai fermata dal 2015.
Abuna Luke è conosciuto e amato sull’isola e le sue visite sono sempre molto attese. Quanto si reca dai rifugiati porta con sé saponi, shampoo, prodotti per l’igiene, qualche giocattolo, cibo, vestiti e preziose parole di conforto per centinaia di uomini, donne e bambini affranti. È nato a Sheffield ed è poliglotta: la sua madrelingua è l’inglese, poi parla italiano, arabo, francese e greco. Quando incontra qualcuno non si interessa del fattore religioso: lui vede solo fratelli e sorelle.
Padre Luke, qual è oggi il bisogno più grande dei rifugiati che abitano a Rodi e a Kos?
Hanno bisogno di tutto: un’abitazione, cibo, acqua, vestiti. Appena posso porto loro saponi, shampoo, dentifricio, cioccolato, giocattoli e libri per bambini. Inoltre, utilizziamo le donazioni per fornire assistenza medica e cure odontoiatriche, dato che le condizioni in cui i rifugiati arrivano qui sono molto brutte. Inizialmente è stato molto difficile trovare un dentista disposto a visitarli.
Ero sempre con loro per poter tradurre dall’arabo al greco o all’inglese.
Inoltre, non hanno documenti; non sanno parlare né inglese né greco; non hanno soldi. Devo dire che sono molto preoccupato per questo. Ho paura che inizino a rubare o a entrare nel traffico di esseri umani o nella prostituzione. Cos’altro andranno a fare? Ne ho molti di loro. Questi uomini, donne, giovani e bambini sono così tanti che non so dirti il numero esatto. I greci sono buone persone, ma il governo ha paura che la presenza dei rifugiati interferisca negativamente nel turismo. Così i rifugiati vengono messi in un posto, come una grande prigione, dove i turisti non possono vederli.
Cosa succede ai rifugiati quando raggiungono le coste greche?
Innanzitutto, c’è da dire che la maggior parte di loro sono palestinesi che vengono da Gaza. Prima erano in maggioranza siriani, iracheni, pakistani, afghani. Oggi soprattutto dalla Striscia di Gaza. Una tipica traversata è dall’Egitto alla Turchia e dalla Turchia a qui, a Rodi e Kos. È un viaggio lungo e pericoloso. Molti di loro annegano.
Vengono messi su un gommone gonfiato ad aria in Turchia. Questi gommoni sono fatti per 17 persone, ma svengono riempiti con almeno 30 persone. Poi mettono benzina sufficiente solo per farli uscire dalle acque turche. E vengono mandati lungo le rotte marittime che sono molto pericolose perché vi navigano navi molto grandi: navi da crociera, navi da carico. Ripeto, molti di loro annegano. E pagano migliaia di dollari per questi viaggi pericolosi.
Tempo fa le autorità greche smantellarono un “campo rifugiati” a Rodi, che era un vecchio mattatoio. Tutte le persone all’interno vennero messe su delle navi e trasferite al Centro per rifugiati a Kos: circa quattro mila rifugiati. Hanno il permesso di rimanere nel Centro solo per un paio di mesi. Danno loro i documenti da richiedenti asilo e poi li lasciano fuori, il che significa che vivono sull’erba. Ho fatto loro visita due settimane fa e non sapevo che questo stava succedendo. Nella notte di ieri c’erano 5 gradi e avevano con sé solo i sacchi a pelo che diventano molto umidi. A volte piove ancora ad aprile e maggio.
Quando i rifugiati mi hanno visto hanno cominciato a gridare: “Baba, Baba!”, che significa “Padre” in arabo. È stato orribile. Abbiamo dato del cibo, saponi, vestiti alle persone, ma erano così tanti. Pro Terra Sancta ci ha aiutato tantissimo, non ce l’avremmo mai fatta da soli.
Perchè fanno questo ai loro fratelli e sorelle? Dimmi, perché? Non voglio ritrarre un’immagine negativa, ma questa è la realtà. Devo cercare di stare positivo, ma a volte ti assicuro che è difficile.
Come ha vissuto questa emergenza durante la Pasqua?
In realtà ho celebrato due Pasque! Celebriamo nello stesso momento della Chiesa Cattolica a Kos e con la Chiesa Ortodossa a Rodi.
A Kos è stato molto bello, perché abbiamo questa piccola parrocchia con albanesi, tedeschi, italiani, belgi. Dopo le liturgie ci siamo riuniti e abbiamo mangiato insieme. Ho fatto molte confessioni e alla vigilia di Pasqua una ragazza albanese ha ricevuto la sua Prima Comunione! A Kos molte persone hanno bisogno dei Sacramenti e procediamo con le attività di preparazione al Catechismo.
Siamo poi tornati a Rodi per celebrare la Settimana Santa per la seconda volta (insieme alla Chiesa Ortodossa). Dunque, dopo le nostre Liturgie, siamo andati a quelle della Chiesa Ortodossa insieme ai nostri fratelli e sorelle ortodossi. Abbiamo portato l’Eucarestia ai malati e siamo andati dalle famiglie povere a portare loro del cibo. I nostri volontari preparano 700 pacchi alimentari ogni martedì. Questo è il numero delle persone che vengono al convento per lo scatolone con i generi alimentari ogni martedì. Iniziamo la distribuzione alle sei del mattino. Tutto il cibo è finanziato da Pro Terra Sancta. Compriamo grandi quantità di riso, lenticchie e altri generi alimentari e poi li smistiamo in piccoli sacchi, perchè comprare in grandi quantità è più economico. Durante la settimana prepariamo i sacchi e poi li distribuiamo. Facciamo questo gesto da anni ormai.
Inizialmente svolgevamo queste attività dal convento, ma poi le persone diventarono così tante che non potemmo più farlo. Così, ho dovuto chiudere la sala della parrocchia per gran parte delle attività, perchè è diventata il centro di raccolta e distribuzione dei generi alimentari, proprio come un banco alimentare. Ora dobbiamo usare il teatro per le nostre attività.
Che tipo di attività svolgete nel teatro?
Tutte le attività della parrocchia! Ad esempio, opere teatrali, balletti, scenette, incontri, mostre, recite scolastiche e concerti. Tutte queste attività dobbiamo farle nel teatro ora perché la sala della parrocchia è il nuovo centro di raccolta di alimentari. E delle brave persone locali portano anche dei vestiti. Poi io chiedo ai turisti che partecipano alla messa di lasciare se possono degli shampoo, saponi, spazzolini, dentifrici, così che possiamo distribuire anche queste cose. Dunque, è come una fabbrica. Una fabbrica di carità.
Faccio tutte queste cose da 18 anni. Sono praticamente greco ormai, ma il mio primo amore è l’Italia (dice ridendo, ndr). Nel 2021 il Presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella, mi ha nominato Cavaliere dell’Ordine della Stella per il mio lavoro con i rifugiati.
Questa è la mia vita qui. Abbiamo due chiese a Rodi ed entrambe hanno un bel giardino in cui coltiviamo verdure e patate da distribuire alle persone che ne hanno bisogno. Non abbiamo weekend o giorni liberi. C’è sempre molto da fare e senza pro Terra Sancta moltissime attività caritatevoli sarebbero impossibili da svolgere.