Gesù non è nato in una casa confortevole, ma in una grotta. A riscaldarlo non c’era un fuoco, ma il fiato degli animali della stalla. Per culla ha avuto una mangiatoia. La Salvezza ha origini umilissime: Gesù nasce in una condizione di estremo disagio e sacrificio. Ancor oggi a Betlemme, la città della natività che si prepara all’ennesimo Natale di crisi, senza pellegrini, sono tanti i bambini che vivono quotidianamente lo stesso disagio. Alcuni di loro non hanno una casa o una famiglia amorevole che li faccia crescere e fiorire. Tanti altri sono ancora troppo piccoli per comprendere quanti sacrifici stanno facendo i genitori. Tutti questi bambini, però, hanno la nostra Associazione al loro fianco.
Emergenza case a Betlemme
Nonostante sia già inverno, quando raggiungo l’ufficio di Pro Terra Sancta - Betlemme per incontrare Vincenzo Bellomo, responsabile dei progetti sociali e Naila, assistente sociale, l’aria mattutina inizia già a scaldarsi. “Oggi ho deciso di farti conoscere due famiglie diversissime” mi spiega Naila. “Entrambe hanno ricevuto un aiuto economico per affrontare le spese del parto e una delle due è inserita anche nel progetto ‘Emergenza acqua, emergenza casa’”. Naila si riferisce a una serie di interventi di ristrutturazione e risanamento di ambienti abitativi che abbiamo finanziato negli ultimi anni. “Con questo progetto abbiamo aiutato più di una ventina di famiglie finora”, aggiunge Vincenzo.
L’idea è semplice: dare una mano ad anziani con problemi motori, famiglie e giovani coppie che non possono permettersi grossi investimenti, a rendere le proprie case salubri, funzionali, belle. Tutto questo diventa sostenibile grazie alla creazione di un network all’interno della comunità: sono le stesse famiglie ad aiutare le altre famiglie fornendo gli uni agli altri manodopera specializzata, badanti per gli anziani e servizi di pulizia e manutenzione.
Una famiglia nata nell’incertezza
La casa di Nadia, giovane madre di 24 anni, di suo marito e dei loro due figli, Hannah di 5 anni e Evan di 10 mesi, è una di quelle coinvolte nel progetto “Emergenza case”. Nadia ci accoglie scusandosi per il disordine: gli operai stanno finendo di ristrutturare il bagno, i due maschietti di Nadia sono dei terremoti e lei, in attesa del terzo figlio, fatica a star dietro a tutto. Hannah mi corre incontro con una foto incorniciata: è il suo papà. Da quando finalmente ha ricominciato a lavorare dopo un lungo periodo di disimpiego, non lo vede più molto. Nadia invece non lavora più. Prima di rimanere incinta faceva la sarta, ma con i bambini e uno stipendio che, a malapena, riusciva a coprire le spese di trasporto, ha deciso di licenziarsi.
Le famiglie come la sua, in crescita nonostante vivano in una grande incertezza finanziaria, purtroppo sono tante. “Spesso manca un’educazione affettiva, sessuale, sanitaria ed economica efficace”, riflette Naila, “e le gravidanze non vengono programmate”. Le spese per la nascita di Hannah e di Evan sono state sostenute da Pro Terra Sancta: la coppia non è riuscita ad accumulare risparmi a sufficienza. Ora Naila segue questa famiglia per supportare la terza gravidanza di Nadia e aiutarla a stipulare un’assicurazione sanitaria. “Per rompere questo circolo vizioso di dis-educazione e dis-informazione”, conclude prima di salutare mamma e bimbi, “bisogna fornire un’educazione adeguata a tutta la comunità di Betlemme”.
Rosa come il futuro
Rozalin, Rosellina, ha solo due mesi ed è una neonata tranquillissima. Myriam, sua madre, si presenta così: “ho 24 anni e mio marito ne ha 30. Ho studiato teologia e mi piacerebbe fare l’insegnante. Mio marito invece fa il cameriere ma vorrebbe aprire un suo ristorante”. Quando le chiedo come si vede fra 5 anni, mi dice: “vorremmo allargare la famiglia, avere altri figli. Dipende se ce lo potremo permettere”. Questa giovane mamma ha studiato al Terra Sancta College di Betlemme e vorrebbe ritornarci da professoressa. Con un mutuo da pagare per rinnovare l’appartamento di famiglia dove vivono, i due neosposi hanno richiesto ed ottenuto un aiuto per coprire le spese del parto.
Una casa-famiglia per i bambini soli
“Pro Terra Sancta si sta impegnando anche nel rinnovo della grande cucina della Casa del Fanciullo, la Franciscan Boys’ Home di Betlemme”, mi ricorda Vincenzo mentre ci spostiamo verso la nostra ultima tappa della giornata. Ad accoglierci presso la struttura ci sono Abuna Sandro e Suor Marie, il “papà” e la “mamma” dei 27 bambini che ogni giorno vengono qui per fuggire ad una situazione famigliare insostenibile. “Questa è una vera e propria casa famiglia”, mi racconta padre Sandro. I bambini che si fermano a dormire qui sono 9 ma possono esserne ospitati fino a 12. Ogni giorno vengono ospitati a pranzo e cena 19 bambini. Dopo i pasti, frequentano il doposcuola per fare i compiti e prepararsi agli esami, pregano e giocano insieme.
I numeri dei ragazzi che provengono da famiglie cristiane disagiate, però, è molto più alto. “Quando è arrivato qui, Adam non aveva niente: non aveva vestiti, libri scolastici, era malnutrito”. Adam ha 10 anni e i suoi genitori non potevano dargli il sostegno necessario a crescere a causa di problemi economici e psicologici: “quando ho visitato la sua casa per la prima volta, ho capito che non solo non andava bene per Adam, ma che proprio non c’erano le condizioni minime perché ci abitasse una famiglia”. Da più di un anno è la Casa del fanciullo ad essere la famiglia di questo bambino. “Ora il suo comportamento è molto migliorato. I suoi voti sono più alti. Siamo fieri di lui!”, dice il padre sorridendo.
Il Natale è il periodo più adatto a ricordarci quanto sia importante sostenere i bambini, la luce del mondo, loro che sono speranza per il futuro, che sono Salvezza. A Betlemme si costruisce una casa per loro ogni giorno, perché più nessuno sia costretto a nascere in una “grotta”, metafora di una situazione di grande disagio economico e famigliare. A Natale, Betlemme è casa di tutti!