In occasione della festa di San Francesco il 4 ottobre, riproponiamo questo bellissimo estratto di una cronaca, detta La cronaca di Ernoul (1227-1231), che racconta l'incontro tra San Francesco e il Sultano Malik al Kamil. Come noto, lo stesso San Francesco era partito per la Terra Santa, volendo conoscere il sultano.
Questo incontro rimane un esempio importante di condivisione e dialogo e ispira anche noi di Associazione pro Terra Sancta, nella nostra attività
Buona lettura!
≪Ora vi dirò di due chierici che si trovavano nell’esercito a Damietta. Essi si recarono dal cardinale (legato) e gli manifestarono la loro intenzione di andare a predicare al sultano; ma volevano fare questo con il suo beneplacito. […] Allora i due chierici partirono dal campo cristiano, dirigendosi verso quello dei saraceni. Quando le sentinelle del campo saraceno li scorsero che si avvicinavano, congetturarono che certo venivano o come portatori di qualche messaggio o perché avevano intenzione di rinnegare la loro fede. Si fecero incontro, li presero e li condussero davanti al sultano. Giunti alla presenza del sultano, lo salutarono. Il sultano rispose al saluto e poi domando loro se intendevano farsi saraceni oppure se erano venuti a portare qualche messaggio. Essi risposero che giammai si sarebbero fatti saraceni, ma piuttosto erano venuti a lui portatori di un messaggio da parte del Signore Iddio, per la salvezza della sua anima. […] Il sultano rispose loro che egli aveva dignitari maggiori e minori della sua legge e gli incaricati del culto e senza di loro non poteva neppure ascoltare quello che essi volevano dire. […]
Il sultano allora li fece convocare e vennero nella sua tenda. E cosi si trovarono insieme alcuni dei maggiori dignitari e dei più saggi del suo regno e i due chierici. (I saggi risposero): “Sire, tu sei la spada della legge: a te il dovere di custodirla e di difenderla. Noi ti comandiamo, da parte di Dio e di Maometto, che ci ha dato questa
legge, di far subito decapitare costoro. Quanto a noi, non ascolteremo mai quello che essi dicono. Ma anche voi mettiamo sull’avviso di non ascoltarli, perché la legge proibisce di prestare orecchio ai predicatori di altra religione. Se poi c’e qualcuno che voglia predicare o parlare contro la nostra legge, questa stessa stabilisce che gli sia mozzata la testa. Per questo ti comandiamo, da parte di Dio e della legge, che tu faccia subito tagliare loro la testa, come e prescritto dalla legge”.
[…] Rimasero soli il sultano e i due chierici. Allora il sultano disse loro: “Signori miei, mi hanno detto, da parte di Dio e della legge, che io vi faccia decapitare, perché cosi e prescritto dalla legge. Ma io, per quest’unica volta, andrò contro la legge; non vi faro tagliare la testa. Sarebbe una ricompensa malvagia fare morire voi, che avete voluto coscientemente affrontare la morte per salvare l’anima mia nelle mani del Signore Iddio”. Poi il sultano aggiunse che se essi volevano rimanere con lui, li avrebbe investiti di vaste terre e possedimenti. Ma essi risposero che non volevano punto rimanerci, dal momento che non li si voleva ne sentire ne ascoltare, e perciò sarebbero tornati nell'accampamento dei cristiani, se lui lo permetteva.
Poi il sultano aggiunse che se essi volevano rimanere con lui, li avrebbe investiti di vaste terre e possedimenti. Ma essi risposero che non volevano punto rimanerci, dal momento che non li si voleva ne sentire ne ascoltare, e perciò sarebbero tornati nell'accampamento dei cristiani, se lui lo permetteva. Il sultano rispose che volentieri li avrebbe fatti ricondurre sani e salvi nell'accampamento. Ma intanto fece portare oro, argento e drappi di seta in gran quantità, e li invito a prenderne con liberta. Essi protestarono che non avrebbero preso nulla, dal momento che non potevano avere l’anima di lui per il Signore Iddio, poiche essi stimavano cosa assai più preziosa donare a Dio la sua anima, che il possesso di qualsiasi tesoro. Sarebbe bastato che desse loro qualcosa da mangiare, e poi se ne sarebbero andati, poiché qui non c’era più nulla da fare per loro.
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