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“Voglio vivere lì dove Gesù ha vissuto”: le voci dei cristiani della Città Vecchia di Gerusalemme

23 Giugno 2014
Pro Terra Sancta
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“Voglio vivere lì dove Gesù ha vissuto”: le voci dei cristiani della Città Vecchia di Gerusalemme
“Voglio vivere lì dove Gesù ha vissuto”: le voci dei cristiani della Città Vecchia di Gerusalemme
Pubblichiamo il racconto di Auriane, volontaria e stagista francese che per due mesi ha lavorato presso l'Ufficio Tecnico della Custodia di Terra Santa. Auriane ha vissuto giorno per giorno il restauro delle case della Città Vecchia compiuto grazie al progetto "Gerusalemme, Pietre della Memoria" promosso da Associazione pro Terra Santa. Il suo lavoro è stato di studiare la struttura degli hosh – i cortili intorno a cui si organizza la vita delle famiglie nella Città Vecchia - attraverso le voci dei cristiani che vi abitano. “Nei casi più complessi l’hosh è un vero dedalo labirintico, ma ognuno di essi è unico, sotto tutti i punti di vista: sociale, architettonico, ambientale etc. In passato abitato dai membri di un'unica famiglia, l'hosh è oggi la risposta alla crisi immobiliare e alla sovrappopolazione della Città Vecchia. Inoltre, nella gestione degli spazi ha un forte potenziale dal punto di vista della convivenza tra abitanti di diversa provenienza. “Lo spazio del cortile aiuta a vivere insieme, ma se tu hai lo spazio e non ci sono persone, questo non serve a nulla”. Afferma una donna di sessant’anni che abita a Dar el Consul. Più che un modulo architettonico, c’est un mode de vie, un testimone discreto dell’evoluzione urbana e sociale di Gerusalemme, città tre volte santa. La vicinanza fisica significa anche prossimità con i Luoghi Santi, simboli di spiritualità e al tempo stesso di protezione. Così una donna esprime qual è il senso ultimo del vivere a Gerusalemme: “É importante per me vivere lì dove Gesù ha vissuto”. Questa simbiosi unica, quasi organica con la Città Santa, forgia la fede e persino il corpo dei cristiani di Gerusalemme! “Soffro di mal di schiena e di gambe ma quando sento le campane del Sepolcro è come una chiamata, un’alzati e vieni”: afferma una signora ad Issak Bek. “La Custodia di Terra Santa è una chiesa buona perché si prende cura dei suoi cristiani”: afferma un uomo di quarant’anni anni dell’hosh Bastoli. È con questo spirito che il progetto "Gerusalemme, Pietre della Memoria" lavora per il rinnovo delle case destinate ai cristiani poveri di Gerusalemme. Attraverso i suoi interventi sulle pietre, un’équipe dell'Ufficio tecnico custodiale lavora costantemente al mantenimento di questa memoria cristiana.
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