“È giunto il momento di lasciare il proprio nome nella storia". È una bella sfida quella che conclude l'incontro di presentazione del Terra Sancta Museum. Giunta – per di più - in un momento di grande difficoltà economica. Quando tutti si preoccupano di salvare il poco che hanno “noi vogliamo rilanciare ognuno ad aprire di nuovo il cuore”.
Il lancio ufficiale della campagna fondi è avvenuto martedì 21 maggio a Milano, in piazza Belgioioso. Nella prestigiosa sala messa a disposizione da Banca Intesa hanno articolato le loro relazioni tutti gli esperti coinvolti nella realizzazione di questo ambizioso progetto. "A raccontare tutti i tesori nascosti nei magazzini della Custodia potremmo passare le giornate". Gabriele Allevi, museologo e responsabile del progetto, sta stretto nei suoi pochi minuti di intervento, e percorre velocemente le opere più importanti che verranno esposte. “Ci saranno due sale predisposte per il Museo – ha continuato l’architetto Giovanni Tortelli – divise in due sedi: una al convento di San Salvatore (dove ha sede la curia custodiale) e un’altra sulla Via Dolorosa (identificata nella tradizione popolare come “Via Crucis”), per un totale di circa 2500 metri quadrati. “C’è un gran lavoro da fare – ha spiegato Massimo Capuani presentando lo studio di fattibilità di Deloitte – bisogna raccogliere 3,5 milioni di euro per completare i lavori”.
“Un sogno – ha detto padre Renato Beretta in rappresentanza del Custode p. Pierbattista Pizzaballa – che noi francescani speriamo di realizzare”. Perché in una terra dove sembra dominare la violenza, vinca ancora oggi il metodo di san Francesco. “Proprio a lui vogliamo guardare per portare avanti questo progetto, alla sua umiltà che fu più utile di tante crociate”. Quell’umiltà capace di costruire e di sanare le ferite della Storia. “Assieme alla povertà – ha continuato – che non è il facile pauperismo a cui ci hanno abituati, ma un uso corretto delle nostre risorse”. Qualche risultato è già arrivato. “É un progetto importantissimo che richiama una grande internazionalità”, ha detto Guido Della Frera, imprenditore brianzolo e primo sostenitore. “Lo propongo a voi perché sostenere quest’opera ha entusiasmato prima di tutto me”. Ed è l’entusiasmo di contribuire alla formazione di cristiani locali, di lasciare una traccia in quella terra dove “tutti siamo nati”, la gratificazione di dare il giusto posto a reperti fino ad oggi sconosciuti, consegnandoli, in eredità, alla Storia.