Il Libano è andato alle urne nel bel mezzo della peggiore crisi economica, sociale e sanitaria dalla nascita della Repubblica Libanese. Le elezioni parlamentari di domenica 15 maggio, infatti, si sono tenute in un clima di proteste e malcontento generale. Sarebbe riduttivo dire che il popolo libanese prova rabbia verso la gestione della politica; i nostri collaboratori in Libano ci raccontano di uomini e donne al limite della disperazione.
Questo voto per il rinnovo del Parlamento è per gli elettori il primo dopo le proteste dell’autunno 2019, volte a denunciare la classe politica, incapace di garantire benessere economico e sociale alla popolazione.
L'esplosione al porto
Il generale scontento riguarda anche la devastante esplosione al porto di Beirut del 4 agosto 2020, che ha causato la morte di più di 240 persone e lasciato migliaia di feriti.
L’opinione degli osservatori internazionali, quindi, è che queste elezioni sono veramente cruciali per il futuro del Paese dopo anni di una serie di drammatiche crisi.
A chiedere un vero cambiamento sono soprattutto i giovani, quasi tutti disoccupati e senza prospettive future.
I dati parlano chiaro: in tre anni la lira libanese ha perso il 90% del suo valore e, secondo le Nazioni Unite, più del 70% della popolazione vive sotto la soglia di povertà.
Elezioni parlamentari tra sfide e speranze
I seggi delle elezioni legislative si sono chiusi domenica alle 19:00, ora di Beirut (le 18:00 in Italia, ndr). Dai primi, lenti, risultati spiccano una serie di sconfitte per gli alleati di Hezbollah, la cui maggioranza è a rischio.
Questo è un dato importante, perché nel 2018 fu il gruppo armato radicale sciita Hezbollah, vicino all’Iran, a vincere le elezioni e godette di un discreto successo.
Tuttavia, la gravissima crisi economica, la disastrosa gestione del porto e l’incapacità di proporre soluzioni corrette alla popolazione, potrebbero avere un effetto decisamente penalizzante sul movimento.
Inoltre, in Libano sono presenti più di due milioni di sfollati, interni ed esterni, per lo più siriani.
L'unicità del sistema politico libanese
Per questo, le elezioni parlamentari 2022 presentano caratteristiche diverse da quelle degli anni precedenti. Innanzitutto, è importante sottolineare che il sistema politico libanese è talmente sui generis che risulta quasi impossibile attribuire delle colpe o responsabilità a un unico gruppo.
Secondo la Costituzione, infatti, il Presidente della Repubblica deve sempre essere un cristiano maronita; il Primo Ministro un musulmano sunnita e il presidente del Parlamento a uno sciita. La Camera è divisa in modo equo fra cristiani e musulmani. Oggi il Presidente della Repubblica è Michel Aoun, il Primo Ministro Saad Hariri e il Presidente del Parlamento è Nabih Berri.
Questa suddivisione viene spesso letta come una coabitazione forzata tra gli esponenti delle varie comunità religiose. Un’importante novità che determina la differenza di queste elezioni parlamentari, infatti, è il desiderio degli elettori di mettere fine alla divisione settaria del potere e portare a un cambiamento più generale dell’èlite politica corrotta e incapace.
Se a queste motivazioni si aggiunge anche la ferita ancora aperta dell’esplosione al porto di Beirut, non sorprende che per queste elezioni si siano formati decine di partiti e movimenti nati dalle proteste degli ultimi tre anni. L’obiettivo è per tutti lo stesso: la rigenerazione della classe politica libanese.
La grande presenza delle liste indipendenti
Un’altra grande novità di queste elezioni è l’annuncio del Primo Ministro Saad Hariri del suo ritiro dalla politica. Di conseguenza, il suo Movimento del futuro non si sarebbe presentato. Hariri è stato per anni una delle più importanti figure di riferimento della comunità musulmana sunnita che ora potrebbe subire un vuoto di potere.
Per di più, le liste indipendenti che si sono presentate a queste elezioni sono più di 100 e si è assistito a un importante aumento dei candidati totali: 718, circa il 23% in più rispetto alle ultime elezioni del 2018.
La sera di domenica 15 maggio, il Ministero dell’interno libanese ha reso noto che l’affluenza è stata pari al 41%, ma manca ancora il voto dei libanesi risiedenti all’estero, che sono moltissimi. Secondo le Nazioni Unite, l’emigrazione in un anno è cresciuta del 446%, sfiorando quota 80.000 persone. Questo dato è allarmante se si tiene presente che in Libano gli abitanti sono meno di sette milioni.
I compiti del nuovo Parlamento
Si può dunque affermare che le numerose liste che si sono presentate sono uno specchio della frammentazione politica che regna nel Paese. Tuttavia, bisogna anche considerare che la soglia di sbarramento per permettere a una lista di entrare in Parlamento è elevatissima: il 10%.
Uno dei primi compiti dei nuovi 128 membri del Parlamento sarà l’elezione del presidente della Repubblica. Tuttavia, la missione più importante dei politici che vinceranno queste elezioni è la riconquista della fiducia del popolo, stanco della decennale corruzione e della tremenda gestione delle risorse nazionali.
Ritrovare stima nel governo non è affatto facile, soprattutto in seguito alla devastante deflagrazione al porto, la più esplosione non nucleare della storia, che ad oggi è ancora senza responsabili.
Non solo si spera, ma si pretende che queste elezioni portino a una svolta democratica e decisiva nel Paese dei Cedri, che ne ha un disperato bisogno.
La risposta di Pro Terra Sancta
In questa tremenda crisi politica, economica e sanitaria che ha costretto il Libano in ginocchio, le numerose e generose donazioni vengono trasformate in aiuti alle famiglie più bisognose e, purtroppo, sempre più numerose. Padre Firas, parroco di Beirut e ministro della Regione San Paolo, racconta in un’intervista il valore immenso di questi atti di carità.
Nel 2020, la situazione drammatica del Libano, e di Beirut in particolare, si è resa evidente nelle fortissime immagini che sono giunte dal porto della città, cancellato in un istante da un’esplosione violentissima. La capitale, Beirut, è da almeno dieci anni l’epicentro di sanguinose sommosse e nella capitale Pro Terra Sancta porta sostegni concreti attraverso numerosi progetti. Per esempio, dal 2017 aiutiamo i frati francescani nel mantenimento della Casa San Francesco d’Assisi, dove sono garantite condizioni di integrazione e formazione ad una decina di giovanissimi profughi siriani. Nella povera zona di Harissa, i collaboratori dell’Associazione operano regolari distribuzioni di cibo, vestiti, medicine e materiale scolastico a decine di famiglie indigenti irachene, siriane e libanesi.
Fondamentale è anche il Centro d’emergenza che ha assistito 250 famiglie nelle distribuzione di beni di prima necessità. La diffusione della pandemia e la distruzione delle abitazioni vicine al porto hanno aggiunto altre sofferenze al popolo libanese.
I progetti divisi per area
Inoltre, nella capitale del Libano, da due anni stiamo sostenendo le spese per la ricostruzione delle case colpite dall’esplosione.
Nel 2021, per quanto riguarda l’ambito della Conservazione e Sviluppo, 220 persone hanno beneficiato a Beirut del Convento di San Giuseppe; altri 95 del Convento di Sant’Antonio ad Harissa.
Grande importanza è stata data all’Educazione e Assistenza, una realtà molto presente nel Paese dei Cedri. Nella capitale PTS ha fornito e sostegno presso il Franciscan Care Center per 222 giovani. Numerose inoltre sono le attività proposte a Tripoli: il Centro sportivo San Francesco; Assistenza psicologica alle famiglie; Borse di studio; Supporto scuola Adonis; Scuola Menjez; Scuola Gbaleh. Tutte queste attività stanno aiutando 956 beneficiari.
Ad Harissa, 50 studenti universitari stanno proseguendo gli studi grazie all’erogazione di borse di studio.
Per quanto riguarda le Emergenze in Medio Oriente, da diversi anni è attivo a Beirut un centro d’emergenza di cui, nel 2021, ne hanno beneficiato 10.230 persone, 7.180 a Tripoli e 400 a Tiro Deirmimas.
Il vertiginoso aumento dei prezzi delle medicine, ha impedito a gran parte della popolazione di acquistare medicine, anche per un semplice mal di gola. Pro Terra Sancta ha risposto a questo bisogno aprendo un dispensario medico a Tripoli, che ha aiutato 250 persone.
Tutte queste informazioni si possono leggere nel pdf del Bilancio sociale 2021.