Oggi ricordiamo la Conversione di San Paolo, avvenuta sulla strada tra Gerusalemme e Damasco (At. 9, 3-7).
Damasco è la capitale della Siria, e poco fuori dall’abitato antico sorge una costruzione piuttosto moderna che conserva, intatto, qualche metro di una strada romana lastricata in pietra: è il luogo dove si sostiene abbia avuto luogo la Conversione di San Paolo. Si tratta del cosiddetto ‘Memoriale’ presso il quartiere di Tabbaleh.
La conversione di San Paolo nella Bibbia
I testi relativi alla conversione di San Paolo presso Damasco sono piuttosto noti, come lo sono i fatti: Saulo, non ancora noto come Paolo, è in viaggio verso la città di Damasco quando “una luce dal cielo”, poi identificata con il Signore Gesù, lo fa cadere a terra. Ricevuto da Gesù l’ordine di entrare nella stessa città di Damasco, Saulo vi si reca in una condizione di cecità, dalla quale viene guarito solamente grazie all’intervento di Anania, chiamato dal Signore a recarsi nell’abitazione dove si trovava lo stesso Saulo.
Il testo degli Atti degli Apostoli mette in luce il dubbio e il coraggio di Anania all’interno dell’episodio che conduce alla definitiva conversione di San Paolo al cristianesimo. Saulo è un uomo che, fino al suo viaggio per Damasco ragiona di “minacce e stragi contro i discepoli del Signore” (At 9,1) e infatti Anania risponde con timore all’invito di recarsi presso di lui: “Signore, riguardo a quest’uomo ho udito da molti quanto male ha fatto ai tuoi fedeli a Gerusalemme” (At 9,13).
Nonostante questa paura, Anania si reca dove Saulo alloggiava, e diviene un attore determinante nella storia della conversione di San Paolo, finendo addirittura per battezzare il nuovo apostolo. Il Signore aveva ormai reso Saulo un suo discepolo, e aveva fatto dell’antico protagonista di “stragi e minacce” un infervorato predicatore per la pace.
Una Siria da pacificare
Fa un certo effetto rileggere questi testi oggi, in un momento storico che segna il decimo anno della lunga storia della guerra in Siria. Quanto bisogno ci sarebbe di una nuova “conversione di San Paolo” in questo Paese! Di un attore di guerra che, per grazia, possa trasformarsi in una voce di pace.
Sotto il precipitare costante delle bombe, che nella regione di Idlib e di Aleppo continuano a squarciare il cielo e il cemento, nella povertà cui un sistema politico inefficace non riesce più a far fronte; più ancora, nella nera miseria che le sanzioni internazionali infliggono alla Siria, quanto bisogno ci sarebbe di una nuova conversione di San Paolo. Una parola di pace, un germe di speranza, un discorso forte e credibile di grazia e di comunione: perché è questo che ha portato nel mondo l’Apostolo delle Genti.
La conversione di San Paolo in Pro Terra Sancta: i frutti di carità
Nel giorno in cui di San Paolo ricordiamo la conversione, anche noi di Pro Terra Sancta rilanciamo il nostro impegno per una conversione dei cuori in quella terra martoriata e benedetta che è la Siria. Lo facciamo cercando anche noi di spalancare quell’orizzonte di pace e di fraternità che, in ultimo, trova le sue radici in nell’esperienza viva di Gesù che fece anche Paolo.
È questo che cerchiamo di realizzare proprio a Damasco, all’interno del nostro centro d’emergenza, che attualmente assiste più di 3500 persone, e cerca di garantire una prima base di sostegno grazie a cui tenere accesa la speranza. È quello che facciamo anche nel Nord, dove la guerra è più dura e più calda: a Lattakia (recentemente bombardata da forze di coalizioni internazionali) come ad Aleppo (dove i segni dei recenti bombardamenti sono ancora visibili).
Questo è il modo che abbiamo anche noi per andare incontro alle genti con un disegno di grazia, una forma viva per testimoniare dei frutti più maturi della conversione di San Paolo.
Proprio una parola di speranza è poi quella che ricevono i nostri beneficiari all’interno del progetto di Aleppo “Un nome e un futuro”. Per scoprire cosa stiamo realizzando, basta restare con noi fino a venerdì!