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I bambini del Libano: gli innocenti di oggi

28 Dicembre 2021
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I bambini del Libano: gli innocenti di oggi
I bambini del Libano: gli innocenti di oggi

I bambini in Libano tendono ancora a noi le mani, in questo giorno in cui dei bambini facciamo memoria.

I santi innocenti

Oggi la Chiesa festeggia i Santi Innocenti: si ricordano, cioè, i bambini che caddero vittime della violenza del re Erode. Questi, mosso dall’ira, dalla gelosia e dall’invidia nei confronti di Gesù, annunciato come “il re dei Giudei” e dunque come un suo possibile rivale, decreta l’uccisione di tutti i bambini al di sotto dei due anni di età. Un gesto brutale, insensato nella misura in cui ottiene il danno di tutti – governanti compresi – per un singolo vantaggio personale. Nemmeno poi ottenuto, peraltro.

L’evangelista Matteo rappresenta bene con questo gesto la distorsione in cui può incorrere il potere. Essere re non significa più rivestire un ruolo di guida benevolente nei confronti del proprio popolo, ma cercare di dominare ad ogni costo, a danno di tutti, contro chiunque, pur di vedere affermata la propria persona e la propria ragione.

Matteo ricorda in questo frangente un passo di Geremia (31, 15), che lui ritrova puntualmente confermato dal gesto crudele di Erode. In questo passo si rende visibile un fatto: nel tumulto del mondo, nel pianto assordante ed angosciato delle vittime, nella violenza opprimente dei potenti, semplicemente, i piccoli, i bambini “non sono più” (Mt 2, 18).

In Libano

Quest’oggi anche noi vogliamo richiamare lo sguardo su questa scomparsa dei bambini. Su quelle centinaia di migliaia di piccoli, di innocenti che in Libano silenziosamente tendono le loro mani in cerca d’aiuto. Sono 541.000, ci dicono i dati ufficiali delle Nazioni Unite; sono tante, troppe storie sospese al filo sottile di una speranza sempre più flebile, schiacciate da un sistema economico, sociale e istituzionale che non sembra avere riguardi per loro.

Il Libano è precipitato in una situazione di caos sempre più generale a partire dall’ottobre 2019, a causa di una crisi economica sempre più grave, che ha portato all’inquietudine la popolazione del Paese. Il tumulto sociale si è presto trasformato in protesta, e da subito sono stati i bambini a farne le spese. Sull’onda delle manifestazioni, le scuole sono state chiuse, e così i piccoli si sono trovati per la prima volta privati delle loro speranze sul futuro.

Poi, con l’inizio del 2020, è arrivata la pandemia, e tutto si è bloccato. Il Paese è peggiorato sotto il profilo economico, si è diffusa la corruzione, è saltato lo schema istituzionale; la confusione è cresciuta, le tensioni internazionali anche, e in questo contesto, il 4 agosto 2020, è letteralmente scoppiata la catastrofe: il porto di Beirut è saltato in aria a causa della presenza di merci non autorizzate, forse a scopo bellico. Il Paese è andato verso il tracollo, e i suoi piccoli con lui.

I bambini del Libano

A un anno e mezzo dall’esplosione, il ritratto dei bambini del Libano è impietoso. Il 30% di loro è a rischio di malnutrizione cronica, secondo i report delle Nazioni Unite; 750.000 bambini sui 2 milioni residenti nel Paese (quasi il 40%) non hanno accesso a percorsi di scuola regolari. Un bambino su tre, si stima, non riceve adeguata assistenza sanitaria. L’80% dei genitori si dice preoccupato per il futuro dei loro bambini e delle loro bambine.

Pro Terra Sancta ha cercato di soccorrere il pianto delle famiglie libanesi, assistendone circa 250 nel suo centro d’emergenza di Beirut, situato nel quartiere Gemmayzeh.

Ma quest’oggi è al silenzio degli ultimi che vogliamo guardare. A quei bambini soli e impoveriti, che hanno già imparato il gesto umile e coraggioso del tendere le mani, per ricevere la carità. Ce lo raccontava Andrea Avveduto poco fa: “Money, money!” è il grido con cui loro accompagnano il passo di noi occidentali; “soldi, soldi!”.

È a loro, oggi, che noi guardiamo.

Uno sguardo per il Libano

Guardiamoli però non con gli occhi afflitti della disperazione, ma con quelli, carichi di meraviglia, che la Scrittura ci invita a riscoprire. “Con la bocca dei bimbi e dei lattanti affermi la tua potenza contro i tuoi avversari”, recita il Salmo 8. È questo, dopotutto, che noi ricordiamo: i bambini che, nella loro innocenza sofferente, ci domandano pace, ci chiedono gioia, implorano anche per loro quell’amore che tutto sembra negare e schiacciare.

Quei bambini ci richiamano alla necessità di cambiare noi stessi e il mondo, sui passi di quel bambino che per cambiare il mondo è venuto ad abitare tra noi dal Cielo. Quei bambini sofferenti invitano noi di Pro Terra Sancta a dire che ancora tanto resta da fare, ancora molto c’è da desiderare. Un nuovo anno, insomma, è ancora da vivere.

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