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Domenica delle palme 2021: un ritorno al messaggio rivoluzionario di Gesù

26 Marzo 2021
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Domenica delle palme 2021: un ritorno al messaggio rivoluzionario di Gesù
Domenica delle palme 2021: un ritorno al messaggio rivoluzionario di Gesù

La processione della domenica delle palme è forse la manifestazione religiosa più importante per i cattolici della Terra Santa e richiama tantissimi pellegrini provenienti da tutto il mondo. Questa infatti è un’occasione unica per camminare insieme alla propria comunità sul percorso fatto da Gesù per entrare trionfante a Gerusalemme. In quest’anno particolare, pochi potranno partecipare alla celebrazione: i religiosi e i fedeli cattolici di Gerusalemme e di Nazareth, forse qualcuno da Betlemme, la banda degli scout con tamburi e cornamuse ma nessun pellegrino. “Sarà comunque un momento per suonare, cantare e urlare al mondo che ci siamo e che abbiamo fatto nostro il messaggio di amore rivoluzionario di Gesù”, raccontano i fedeli di Terra Santa.

Il punto di partenza sarà come sempre presso la chiesetta francescana del villaggio di Betfage, qui dove i discepoli trovarono un puledro e un’asina su cui nessuno era ancora salito perché destinata ad essere cavalcata dal Cristo che così avrebbe adempito ad una profezia fatta da Zaccaria 500 anni prima: “Dite alla figlia di Sion; Ecco il tuo re viene a te mite, seduto su un’asina, con un puledro figlio di bestia da soma” (Zac  9, 9). Durante la costruzione della chiesetta nel 1883, venne rinvenuta una grande pietra squadrata decorata su ogni lato con affreschi di un blu, rosso, giallo verde e viola ancor oggi brillanti: sul lato sud la scena di Marta, Maria e Lazzaro resuscitato, su quello nord l’asina e il puledro vengono slegati e sul lato est una folla festante che agita rami di palma, riservati ai cortei dei personaggi regali. La grande pietra faceva parte della chiesa crociata di epoca bizantina e sempre da qui, già nel XII secolo, partivano le prime processioni della domenica delle palme verso Gerusalemme: rivivere l’episodio raccontato dal Vangelo è una tradizione antichissima.

Dalla chiesetta, grande a sufficienza per ospitare le autorità religiose ma non i pellegrini che di solito cominciano la processione dal monastero carmelitano del Pater Noster, si scende poi dal monte degli Ulivi affiancando il complesso dei Getsemani. Getsemani significa letteralmente “torchio degli ulivi” e infatti qui crescono otto ulivi ultracentenari piantati 800 anni fa dai crociati, tutti perfettamente in salute e nati dalla stessa radice, forse di un albero venerato già all’epoca come testimonianza del passaggio e della passione di Gesù. Una curiosità su palme e rami di ulivi sventolati durante la processione: la tradizione deriva dalla festa ebraica di Sukkot, la festa della Capanne legata all’arrivo della primavera, durante la quale i fedeli salivano al tempio portando un mazzetto di palme, mirto e salice e, in effetti, a Gerusalemme durante la processione vengono sventolate grandi palme di un bel verde brillante. In Italia invece è tradizione usare i rami di ulivo che vengono benedetti durante la messa, portati a casa e distribuiti ai parenti come simbolo di pace e di ben augurio.

Un momento di allegria durante la processione del 2019

Sotto al giardino degli ulivi, in contrasto ci verdi alberi, c’è una spianata di pietra, fatta dalle lastre tombali dell’immenso cimitero ebraico. Qui il panorama toglie il fiato: si vedono le mura della città vecchia e la dorata cupola della roccia brillare sotto il sole. La domenica della palme a Gerusalemme è generalmente una splendida e assolata giornata di primavera inoltrata e quest’anno non sarà diverso. Il percorso è breve, di soli due chilometri e mezzo fatti in discesa, percorsi lentamente e con soste frequenti per canti e preghiere, a volte poco agevole perché passa in quartieri musulmani caotici e un po’ dimessi.  Infine si entra a Gerusalemme passando per la porta dei Leoni, struttura in pietra decorata da un gruppo di pantere che rimane l’unico portale rimasto aperta fra quelli che guardano ad est. Gesù però non è passato da qui, ma dal Golden Gate, una porta imponente che dà direttamente sul monte del Tempio e che rimane tuttora sigillato. Qui la processione si farà più popolosa, ancora più rumorosa e gioiosa, abbastanza da sconvolgere in positivo la normale giornata degli abitanti del quartier musulmano dove si trova l’ultima tappa, la chiesa di Sant’Anna. Le palme verranno sventolate e di nuovo la folla urlerà felice: “Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Benedetto il Regno che viene, del nostro padre Davide! Osanna nel più alto dei cieli!” (Mc 1, 9-10).

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