Pro Terra Sancta lancia la campagna di Natale in una Betlemme sempre più in crisi
Con la fine delle restrizioni, Betlemme è ancora più povera. Prima della fase acuta della pandemia fiumi di pellegrini e turisti si riversavano nella città dove è nato Gesù. I negozi di souvenir, i ristoranti e gli hotel erano fiorenti e la maggioranza della popolazione era impiegata nel settore di turismo e accoglienza.
Abitualmente, quello natalizio era il periodo di maggior guadagno per la città. Le strade illuminate, le botteghe aperte e piene di prodotti di ogni genere attiravano i visitatori e garantivano alle famiglie un sostegno sicuro. In questi anni di pandemia, ciò non accadrà. Betlemme è ancora vuota, e fatica a rialzarsi per il brutto trauma subito negli anni passati.
Per questo Pro Terra Sancta ha deciso quest’anno di lanciare una campagna di sostegno per la gente di Betlemme, provata dalla povertà e dalla disoccupazione. La campagna prende il via in questi giorni, e avrà il nome di A Betlemme il Natale è di casa. Nel luogo dove più di ogni altro il Natale ha casa, è oggi possibile tornare ad illuminare vetrine, strade e, perché no?, anche qualche speranza con loro.
Suha: reinventarsi dopo la crisi
“Prima mi occupavo di fare le pulizie e accogliere gli ospiti alla guest-house di Dar Al Majus”, racconta Suha. Anche suo marito era impiegato come tuttofare nella guest-house. Era instancabile, nonostante la malattia.
Ora sono pochi i pellegrini che si fermano a Betlemme per la notte. Quei pochi che passano vengono quasi “rapiti” dall’uomo: da due garage ha ricavato un piccolo museo dove espone abiti tradizionali, oggetti artistici e antiquariato.
In pochi secondi ci si ritrova con una tazzina di caffè turco in mano a gironzolare fra divanetti colorati, bassi tavolini, set da gioco intarsiati e un gran calderone di strumenti musicali, attrezzi da lavoro, macchine da scrivere, vecchi poster. Vintage alla palestinese.
Sono i tessuti colorati e decorati con forme geometriche ripetute che si trovano a Dar al Majus e nei negozi della città ad aver ispirato tanti oggetti che Suha, insieme ad altre 5 donne e mamme, produce per Bet-women.
“Non potevamo chiedere aiuto a nessuno: tutti erano nella stessa situazione”, ricorda Monika, una delle partecipanti al progetto mentre ripensa al periodo di lockdown.
Neppure il marito di Ghada, altra componente delle Bet-women, è riuscito a trovare un altro impiego dopo il Covid: “prima lavorava come commesso in un negozio di souvenir. Ora sta cercando altro ma non è per niente semplice”, ci spiega.
Imprese familiari storiche in pericolo
Anche per il negozio di Roni la situazione è difficile. Le sue vetrine sono ancora cariche di statue in legno di ulivo, presepi e piccoli capolavori di madreperla intagliata, una delle specialità artigianali di Betlemme. I clienti però sono pochi.
La sua è un’attività di famiglia che va avanti da ben tre generazioni. Il padre di Roni passa ora il tempo seduto su uno sgabello dietro al bancone. In mano ha un walkie talkie nero con cui ogni tanto chiama i figli per aggiornarli sulla situazione del negozio, della piazza o richiamarli al dovere.
Roni, infatti, è sempre in giro: nonostante le difficoltà economiche, non ha mai rinunciato ad aiutare i suoi concittadini come può, facendo beneficenza quando può permetterselo oppure mettendosi al lavoro per qualche emergenza improvvisa, come è accaduto oggi, quando è dovuto andare dal suo amico George, in fondo alla strada, che aveva la macchina in panne.
A preoccupare Roni e la sua famiglia è anche la possibilità di rifornire il magazzino: con la maggior parte degli artigiani che chiudono bottega, riuscirà a comprare nuovi souvenir? Dovrà aumentare i prezzi? Torneranno i turisti? Ogni giorno è sempre più incerto.
Le serrande di Star Street, colorate di lilla, giallo e turchese per portare un tocco di vivacità al quartiere, sono quasi tutte chiuse.
La via della stella seguita dai magi per raggiungere Gesù, è anche la più antica strada creata al di fuori delle mura della città vecchia per permettere ai pellegrini di raggiungere la Basilica della Natività.
Per questo Natale, sarebbe bello potesse tornare a sorridere dalle sue mille vetrine, che oggi dormono ancora, chiuse come pupille sotto palpebre di ferro.
L’ultimo artigiano di Star Street
Questa era la zona delle botteghe artigianali. Un tempo, in piccoli negozi, qui veniva lavorato il legno di ulivo, l’argento e la madreperla. Nel 1800 furono i frati francescani a introdurre la comunità cristiana locale a queste industrie creative: volevano creare nuove opportunità di lavoro.
Il forte stridio di una sega elettrica ci fa entrare in un seminterrato pieno di trucioli e macchinari. Dietro al macchinario c’è un anziano con spessi occhiali. Con grande attenzione ritaglia quadratini di 3 cm per lato da un blocco di legno.
“Questi diventeranno dei ciondoli con una scena di natività”, ci racconta il Signor Michel durante una pausa che si è preso per offrirci un the. È l’unico artigiano che ha aperto bottega oggi.
“Non posso più permettermi di pagare un apprendista, anche se non ci sono giovani che vorrebbero imparare il mio mestiere”, ci dice, “Natale però arriverà presto. Dovrò lavorare fino a tardi anche oggi”.
Il Signor Michel ha 68 anni e due figli appena partiti per l’estero per cercare lavoro. Nuore e nipoti sono rimasti a Betlemme e lui fa di tutto per aiutarli economicamente.
“Dite che ritorneranno i turisti?”, ci chiede. Rispondiamo affermativamente, che non abbiamo dubbi e torniamo verso Gerusalemme con uno dei suoi ciondoli al collo. In verità non sappiamo se le cose torneranno come prima, se il turismo ricomincerà a crescere.
L’unica vera certezza che abbiamo è che non abbandoneremo la comunità di Betlemme. I nostri progetti di sostegno economico e di sviluppo del lavoro non si sono mai fermati, neanche durante la pandemia. Dal sostegno psico-sociale per le singole famiglie, agli aiuti per ristrutturare ambienti domestici per anziani e persone con disabilità, il cantiere della nuova Community Home che accoglie e forma operai edili, i nuovi corsi di formazione professionale in programma… Pro Terra Sancta rimane e continua ad aiutare, soprattutto a Natale.