«Eppure il bene che ha portato nel mondo è così tanto che meriterebbe di finire da qualche parte, di prendere corpo in qualche modo.»
Oggi vogliamo raccontarvi una storia. È la storia di una madre che ha perso un figlio, di una nipote alla ricerca di un gesto che possa aiutare la zia in lutto a dare un senso e una prospettiva al suo dolore.
La storia è raccontata in prima persona da Anna, la nipote; ma le parole di Anna, il suo desiderio di senso e di speranza, parlano a tutti noi, e potrebbero appartenere ad ognuno di noi. Anna, Francesco, Erminia, sono simboli che ci rammentano che le persone che abbiamo nel cuore non se ne vanno mai veramente, e che ci sono infiniti modi per ricordarle e per permettere loro di continuare a vivere. È questo, per noi, il senso delle donazioni in memoria: in occasione di novembre, mese dedicato al ricordo, vogliamo raccontarvi un’azione che lega l’amore per chi non c’è più alla possibilità di offrire un sostegno concreto a chi, in Medio Oriente, ne ha davvero bisogno.
Lo scorso anno mia zia ha perso un figlio.
Le stanze della sua casa antica si sono popolate di immagini di lui, Francesco. Decine di istanti catturati nel loro farsi vivono immobili sulla carta da parati dei corridoi in penombra: i sorrisi di un bambino, i malumori di un adolescente, le carezze di un padre che posa accanto alla propria famiglia. Francesco è ovunque, vive ovunque nella casa di via Gismondi a Bologna: dopo l’infarto, la sua vita si è fatta pellicola e ricordo.
Mia zia Erminia cammina per le stanze con il passo lento degli anziani, e non guarda mai quelle fotografie: di domenica si sposta dal salotto alla cucina che odora di sugo, gira il cucchiaio di legno nella pentola e prepara la tavola per noi familiari che veniamo a trovarla. Il suo cuore generoso desidera continuare a prendersi cura – del marito Germano, in sedia a rotelle da vent’anni; del figlio Claudio; di tutti noi nipoti – in una vocazione che è propria di tutta la sua vita. Eppure quelle fotografie non guardate sono una presenza imprescindibile per Erminia: in esse Francesco ha corpo e materia, accompagna la madre nei gesti quotidiani come se non fosse mai andato via.
A quasi novant’anni, il dolore di aver perso un figlio è straziante: la vedo, mentre sorride ai nipoti e prepara loro la merenda, mentre ripiega i panni e li ripone nei cassetti di legno scuro, la vedo soffrire profondamente in ogni gesto che compie. Questo stesso dolore però afferma l’incredibile forza di mia zia Erminia, che tutti noi vediamo e ammiriamo ogni giorno: aiutata dalla sua fede, che abita forte nel suo cuore legato ad abitudini e gesti senza tempo, si dedica interamente a ciò che intorno a lei continua a vivere.
Qualche volta, dopo pranzo, mentre i cugini e i nipoti ridono sazi intorno alla tavola ancora imbandita, la guardo di nascosto mentre si assenta per rassettare un divano, per andare a cercare un album di fotografie, o per qualsiasi altra piccola scusa abbia trovato per ritagliarsi un momento per sé. La scorsa domenica mi ha vista mentre la osservavo, e mi ha fatto cenno di avvicinarmi, accogliendomi nel suo spazio privato fatto di sollievo e di memoria.
- Guarda, Anna, te lo ricordi? Eravamo a Rimini e Francesco ti tormentava sempre con quello scherzo che ti faceva tanto arrabbiare!
Allora le guardava, le fotografie! Le abbiamo ripercorse insieme, ricordando ogni occasione immortalata per sempre dentro la cornice. Accarezzando l’ultima, appesa accanto al comodino, mi ha raccontato di come ciò che la fa soffrire di più sia l’idea che il mondo dimentichi Francesco, che egli viva ormai solo tra le mura della sua casa: nessun altro saprà mai che uomo buono sia stato, quanti mondi vivessero nella sua anima, eppure il bene che ha portato nel mondo è così tanto che meriterebbe di finire da qualche parte, di prendere corpo in qualche modo.
Ho deciso, allora, di farle un regalo: voglio offrirle dei compagni che vivano insieme a lei la gratitudine nei confronti di Francesco, dando vita ad un gesto che non sia d’aiuto solo a noi, ma che vada a beneficio di altre persone bisognose. Tra poco sarà passato un anno dalla sua perdita, e ho pensato di celebrare un anniversario doloroso con un gesto di costruzione e di speranza: una donazione in memoria di Francesco. Mia zia Erminia, generosa e devota, ha sempre avuto a cuore la beneficenza: in questo modo l’amore di Francesco diventerà qualcosa di buono e di concreto, che avrà un impatto positivo sulla vita di qualcun altro.
Nello scegliere a quale progetto dedicare la memoria di mio cugino, non ho avuto dubbi: volevo legare la donazione alla sua storia e a quella di mia zia, e l’idea è venuta spontanea. Ho scelto di destinare l’offerta al sostegno delle scuole di Terra Santa: la Terra Santa è molto cara a mia zia Erminia, che l’ha visitata quasi tutta con viaggi e pellegrinaggi nel corso di una vita, e la scuola è il luogo dove l’educazione e la cura si uniscono per cercare di costruire una comunità consapevole e desiderosa di pace. È proprio quello che Erminia ha cercato per tutta la vita di fare con i suoi figli, e poi con i suoi nipoti: desideravo che lo sguardo colmo di tenerezza che solo una madre può rivolgere al figlio, mentre lo guarda crescere e costruirsi una vita propria, si prolungasse fino a raggiungere i bambini di Terra Santa, fino a prendersi cura anche di loro.
Così, l’amore di Erminia potrà abbracciare il figlio, la famiglia e il mondo intero, nel perpetuo ricordo di Francesco che non morirà mai veramente.
Scopri come puoi ricordare chi hai nel cuore: con una donazione in memoria legherai per sempre il suo nome a una storia che non ha fine.