Probabilmente sarà un inverno difficile quello che lentamente si sta avvicinando. Forse non più segnato dal Covid, ma certamente attraversato dalle difficoltà economiche. Quanto ci costerà accendere la luce in casa? E il gas? Posto che ce ne sia ancora, di gas sufficiente a riscaldare tutti. E poi tutto quello che sta accadendo ai confini dell’Europa, il dramma dei profughi, le rinnovate tensioni a livello internazionale e la spauracchio periodico del conflitto nucleare. L’inflazione galoppa, come anche la paura di un futuro incerto. Sono tutte cose che sappiamo e che stiamo ripetendo fino alla noia. Lentamente però, si sta avvicinando anche il Natale. Un po’ in sordina e un po’ senza fare rumore. Insomma, come duemila anni fa. Lo sapete già quanto sia importante il Natale per noi: è il momento in cui vorremmo che tutto il mondo tornasse a guardare Betlemme, quella piccola città della Palestina dove sembrava non potesse nascere nulla di buono. Eppure sappiamo che non è così. Perché a Betlemme c’è sempre qualcosa di bello a cui guardare. Qualcosa che ci dà speranza.
Il legame indissolubile tra noi e la Terra Santa
“Da Betlemme brilla una luce che non ha prezzo”. Abbiamo titolato così la campagna natalizia di raccolta fondi. Che non parla solo di Betlemme, ma anche di tutti i paesi in cui siamo coinvolti con i nostri progetti. Certo, il nostro viaggio parte da obbligatoriamente da quella che viene definita la culla del Cristianesimo, ma arriva fino a Beirut, ad Aleppo, a tutto il Medio Oriente. Dove la crisi energetica supera a volte ogni immaginazione. In luoghi dove l’elettricità funziona nei migliori dei casi per due o tre ore al giorno. Dove la crisi tra Russia e Ucraina continua ad avere effetti devastanti sulla mancanza di cibo, sui trasporti. A Damasco si può aspettare anche una giornata per avere una tanica di gasolio, che nella maggior parte dei casi serve per accendere i generatori di corrente. Intanto i profughi continuano ad approdare alle nostre coste europee. Lo sa bene padre Luke, che assiste coloro che tentando la sorte via mare arrivano a Rodi. E così via.
In questo mese che ci separa dal Natale vi racconteremo tutto questo, ma non con la retorica di chi vuole mostrare qualcuno che sta peggio di noi: è piuttosto per ricordare un legame che è inevitabilmente e sempre più tracciato tra quella piccola fetta di Mediterraneo e noi. Dobbiamo solo rendercene conto.
I nostri aiuti concreti
In alcuni di questi luoghi cerchiamo di portare anche l’elettricità (come ad Aleppo, dove abbiamo avviato un progetto per installare i pannelli solari), in altri portiamo aiuti in termini alimentari o sanitari. Con la certezza di non cambiare le sorti del Medio Oriente, ma lieti di riflettere quella luce che fioca ha iniziato a brillare in Palestina. Perché non si esaurisca la speranza sorta 2000 anni fa proprio in Medio Oriente. I nostri progetti e le nostre attività hanno origine – potremmo dire – in quella culla che ebbe il privilegio di essere la prima dimora di Gesù. E così, chiediamo di nuovo il vostro aiuto per i tanti piccoli bambini Gesù che ancora vengono al mondo per sostenere i nostri progetti a Beirut, Aleppo, Rodi e in tutti gli otto paesi del Medio Oriente dove siamo presenti. Ogni settimana uscirà sul nostro sito un articolo di approfondimento sui progetti e un podcast con i protagonisti sul campo.
Tornate con noi a Betlemme
L’invito che vi facciamo è questo: tornate con noi a Betlemme, dove brilla tutto l’anno una luce che non ha prezzo. E’ gratis, totalmente donata agli uomini. Ma è luce anche di grande valore, di un valore inestimabile, perché brilla di speranza. Per questo non ha prezzo. Vi invitiamo a scoprirla con noi, e vi chiediamo un aiuto a diffonderla. In fondo, non costa (quasi) nulla. E restituisce molto di più di quello che si dà.