Osama Hamdan, collaboratore di ATS pro Terra Sancta e della Custodia di Terra Santa sul progetto culturale e sociale di Sebastia, si racconta, spiegando cosa l’ha avvicinato ai francescani e cosa lo lega a questa terra.
Il mio rapporto con la Custodia di Terrasanta a Gerusalemme è iniziato nel 1997 incontrando padre Michele Piccirillo nell’ambito del progetto di restauro di Hisham's Palace Inizialmente abbiamo cominciato a lavorare senza conoscerci, ma subito è nata una sorta di simpatia ed intesa a partire dal lavoro che facevamo insieme. Alla fine padre Piccirillo mi ha proposto di continuare a lavorare insieme a lui in Palestina. Padre Piccirillo era un archeologo di alto livello ma soprattutto un uomo di una grandezza umana spettacolare e di una ricchezza culturale unica. Da lui ho imparato questa professione ed ho poi insieme a lui sviluppato l’amore per i beni culturali.
Con Carla Benelli, iniziando a lavorare con il workshop di Hisham's Palace, presso Gerico, siamo diventati una “squadra” guidata da Padre Piccirillo, che da uomo vivace e molto attivo, facendoci faticare su lavori stupendi ci trasmetteva guidandoci, energia ed entusiasmo. Erano comunque lavori con un alto coefficiente di difficoltà, ma con il tempo siamo riusciti a realizzare i nostri sogni (almeno nell’ambito della conservazione dei beni culturali).
Ogni volta che padre Michele ritornava in Palestina, ci richiamava a lavorare: “Venite c’è molto da fare!”. Aveva un ruolo culturale fondamentale non solo per l’area palestinese, ma per tutta l’area mediorientale, di cui era massimo esperto.
Nel rapporto con noi ha creato e cambiato qualcosa di stabile e di durevole, sia a livello progettuale e pratico che nelle nostre persone.
A livello progettuale ha lasciato una struttura stabile che tocca a noi continuare; a livello umano e personale ci ha lasciato una grande passione per il restauro e per l’arte, idea che si è concretizzata per esempio in particolare nel mio amore per il mosaico (il cui interesse è, per i critici e i restauratori di questa zona, una novità assoluta). Avevamo un rapporto di vera amicizia, da professore e allievo, condito di diversi sapori e da grande rispetto e fiducia.
Il rapporto con Piccirillo è stato un ponte, un inizio per cominciare un rapporto anche con glia altri frati di Gerusalemme. Dunque, io sono comunque un musulmano anche se laico, non sono un cristiano. Forse inizialmente potevano esserci dei problemi, ma mai Piccirillo mi ha fatto sentire e percepire questa differenza. Io prima di vederlo come religioso, lo vedevo come figura professionale e lo stimavo come professore e studioso. La nostra amicizia, con tutto quello che ne è conseguito, è nata da una passione che lui mi ha trasmesso ed è diventata comune: l’archeologia.
Lui guardava alla qualità delle persone, non alla loro religione, cercava chi fosse disponibile a imparare e di conseguenza lo aiutava. Da questa fiducia nata con Piccirillo è nato il mio rapporto con i frati della Custodia, ed è stata un’occasione d’oro per conoscerli. In questo momento passato e presente di continui conflitti nel paese, questo rapporto è davvero una fortuna per me, perché posso realmente conoscere da vicino il diverso, e c’è rispetto. Passare la serata con alcuni di loro è spesso più interessante che farlo con amici e colleghi, alla fine della serata mi sembra di aver guadagnato qualcosa a livello umano, il che non è affatto scontato.
Io sono un tipo curioso, gli domando il perché delle loro scelte, religiose o meno. Un confronto tra le tradizioni. Anche per alleggerire l’aria pesante di conflitto che spira, noi dobbiamo in qualche modo diventare dei ponti, conoscendo le persone ed aprendoci a loro. Questa è una grande opportunità, la cui base però deve essere la fiducia. Loro mi hanno fatto sentire che hanno fiducia in me come se fossi uno di loro, anche se sono musulmano, per questo io li ringrazio. Credo si siano superate le differenze e li ringrazio perchè per me questo rapporto è un onore.
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